Coronavirus

I malati continuano a calare La Lombardia sorride (a metà)

La Regione segnala "solo" 713 nuovi casi su 2.357. Ma più di un morto su due rispetto al totale nazionale

I malati continuano a calare La Lombardia sorride (a metà)

Il passo è quello del maratoneta e non del velocista, ma la direzione di corsa è quella giusta. Stiamo andando con falcata lenta ma sicura verso il traguardo dei contagi zero o comunque pochi.

Ieri il report quotidiano della Protezione civile è stato rassicurante. Il dato che rassicura di più è quello dei nuovi contagi, che crescono di 2.357 casi, il secondo aumento più basso dall'11 marzo dopo il +2.256 del 20 aprile. I contagi totali sono vicini alla soglia dei 200mila, ovvero 195.351. Continuano a scendere i contagi attivi, per il sesto giorno consecutivo c'è il segno meno (-680) e il totale è di 105.847. Naturalmente si tratta di un dato influenzato dai casi che si chiudono con la morte o con la guarigione dei pazienti. A questo proposto mentre i dimessi crescono di 2.622 unità e toccano quota 63.120, i morti continuano a crescere a ritmo costante: ieri di 415 unità, che portano il totale a 26.384. Da trentanove giorni non si scende sotto quota 400, un «muro» che fa molto male. Tra gli attualmente positivi 2.102 sono in cura presso le terapie intensive, con una decrescita di 71 pazienti rispetto a venerdì mentre 21.533 persone sono ricoverate con sintomi, con un decremento di 535 pazienti. Il 78 per cento degli ammalati si trova in isolamento domestico fiduciario e corrispondono a 82.212 positivi. I tamponi effettuati in totale sono 1.707.743 su un totale di 1.186.526 pazienti. L'aumento dei tamponi rispetto a venerdì è stato di 65.387.

Continua a essere la Lombardia la regione più colpita con 34.473 contagi attivi (il 32,56 per cento del totale, un dato un continua crescita). Il dato che preoccupa è che nella regione più popolosa d'Italia il dato continua a crescere (+105 unità) mentre il dato nazionale scende. Qualcosa non va a Milano e dintorni. Seguono il Piemonte (15.502), l'Emilia-Romagna (12.347), il Veneto (9.432), la Toscana (6.146), il Lazio (4.561) e la Liguria (3.433). Le regioni meno colpite restano la Valle d'Aosta (313), l'Umbria (297), la Basilicata (218) e il Molise (198).

Esaminiamo meglio l'anomalia lombarda. E occhio alle percentuali. Qui si contano 13.269 morti totali (il 50,29 per cento del totale), con aumento di 163 rispetto a venerdì (il 39,27 per cento). Si contano 71.969 casi totali (il 36,84 per cento del totale), con un aumento di 713 (il dato più basso dell'ultimo mese ma comunque il 30,25 per cento del dato italiano). Si contano 24.227 guariti (il 38,38 per cento del totale), con un aumento di 445 unità (il 16,78 per cento del totale). Tra gli attuali positivi ci sono 724 in terapia intensiva (con un calo di 32), 8.489 ricoverati in reparti ordinari (diminuzione di 302) e 25.260 in isolamento domiciliare (aumento di 439). Insomma, i dati lombardi sono molto peggiori di quelli nazionali e l'andamento è spesso in controtendenza rispetto ai miglioramenti totali..

Ieri il commissario per l'emergenza coronavirus Domenico Arcuri ha precisato alcune cose sulle prossime riaprture. «La vittoria definitiva non arriverà per decreto, dipenderà solo da noi e dai nostri comportamenti soprattutto nei prossimi giorni», ha detto Arcuri che poi ha parlato anche della app sul tracciamento dei positivi: «L'infrastruttura su cui i dati italiani risiederanno sarà pubblica e italiana, la App rispetterà tutte le norme sulla privacy nazionali ed europee. Per step successivi arriverà ad essere strumento costruito intorno al diario sanitario di chi la userà, sarà non solo alert ma anche per le politiche sanitarie da remoto. Confido che molti italiani la useranno». Ci sarà anche «una massiccia campagna comunicativa. L'app non è un lasciapassare, un passaporto per uscire o un'alternativa al lockdown. Bisogna spiegare agli italiani e non convincerli che serve a loro e a tutti noi.

Si convinceranno da soli».

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