I milanesi contro Pisapia: «Abbandonati a noi stessi»

Il Pd organizza una manifestazione, ma i cittadini si ribellano alla «sponsorizzazione» politica e contestano il sindaco. Maroni: «Denunceremo i centri sociali»

MilanoA gridare che il re (o il sindaco Pisapia) è nudo, comincia una signora che sfila con il figlio. Perché il bluff della manifestazione «Nessuno tocchi Milano» organizzata da Pd e compagni per risanare le ferite dei black bloc , crolla appena si comincia a cantare Bella ciao . «Qui ci sono i milanesi, non gli attivisti della sinistra», s'indigna lei. «Ma questo è un canto nazionale signora, non è una canzone di sinistra», cercano di farla tacere. Inutilmente, perché a molti non piace veder trasformare la promessa giornata dell'orgoglio, in un'anteprima di campagna elettorale. Tra un anno qui si vota. Altri, forse più avveduti, avevano invece preso Pisapia subito di petto. «Ci hai lasciato da soli, vergogna» hanno urlato dai balconi di via Carducci dove le prime auto erano state incendiate. Insulti contro di loro dal corteo dei pretoriani, alla faccia della tolleranza. Sul palco datati arnesi della sinistra come Roberto Vecchioni e Claudio Bisio che implorano «Giuliano ripensaci», dopo che lui ha già annunciato di non volersi ricandidare. Sotto ci sono gli aspiranti sindaco Emanuele Fiano, Pierfrancsco Majorino e Ivan Scalfarotto accorsi a raccoglier consensi più che a ripulir muri. Il quadretto di una litigiosa famiglia che per anni ha coccolato i centri sociali per pagare la cambiale ad anarchici e no global che furono indispensabili per strappare Milano al centrodestra di Gabriele Albertini e Letizia Moratti che in molti oggi rimpiangono. Anche tra chi ha votato Pisapia. E non è un caso che il suo braccio destro sia uno come Paolo Limonta che da quel mondo proviene e che l'avvocato dei centri sociali Mirko Mazzali (Sel) sia stato addirittura presidente della commissione Sicurezza. «C'è una maschera d'ipocrisia sul volto di questa sinistra - protesta Forza Italia con Mariastella Gelmini - Dopo il dialogo con i no-Expo del ministro Martina sempre disponibile a discutere con le frange estreme e Pisapia che coccola i centri sociali che occupano edifici pubblici e privati, ora vorrebbero saltare sul carro dell'indignazione dei cittadini». E annuncia per questa sera «Milano non si piega», fiaccolata alle 19 in corso Magenta perché «la città non può tornare a essere la palestra dei violenti a spese di commercianti e cittadini». Un corteo a cui parteciperanno anche Fratelli d'Italia con Ignazio La Russa ed Ncd, ma anche la Lega che si è però data prima appuntamento (alle 18) in piazza Scala sotto le finestre del sindaco con il segretario Matteo Salvini.

Dopo aver stanziato un fondo di un milione e mezzo di euro per risarcire chi è stato danneggiato dai vandali, il governatore Roberto Maroni annuncia che la Regione farà causa ai centri sociali e continua l'iniziativa della responsabile regionale Sicurezza di Fi Silvia Sardone che chiede su Facebook e Twitter di raccogliere le foto di violenti e no global per poterle consegnare alle forze dell'ordine. Tornando a Maroni, pur non appoggiando Salvini e grillini 5 stelle nella richiesta di dimissioni del ministro dell'Interno Angelino Alfano, dice che al suo posto avrebbe chiesto una cauzione così come è stato fatto con un milione e mezzo di euro per la Lega a Roma, impedito di sfilare in centro e «sospeso Schengen 15 giorni per evitare l'arrivo di chi vuole solo spaccare teste e vetrine».

Secca la replica di Alfano: «Peccato che quando Maroni era al posto di Maroni, il 15 ottobre del 2011, ha fatto devastare il centro di Roma senza sospendere Schengen». Per Maroni «ha la coda di paglia, le mie non erano critiche ma solo un suggerimento».

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