«Premierato» si può, ma «non facciamolo strano». L'appello - con ironica citazione di Verdone - per il dialogo bipartisan sulle riforme arriva da un gruppo di esponenti «moderati» sia di centrodestra (da Quagliariello a Moratti a Cicchitto) che di centrosinistra (Parisi, Ceccanti, Fedeli, Petruccioli, Alfieri).
Chiede alla maggioranza di non asserragliarsi su un modello tanto rigido quanto contraddittorio: premier eletto direttamente ma con scarsi poteri e «ostaggio dei partitini e delle loro imboscate», come spiega Peppino Calderisi. E all'opposizione di non rifugiarsi su un inutile Aventino: «È urgente che l'Italia entri nel novero delle democrazie decidenti, per contrastare il populismo», dice Morando. La mediazione proposta? «Serve un premier legittimato dal voto perché indicato come capo della coalizione, e dotato di poteri su scioglimento e scelta o revoca dei ministri», spiega Ceccanti. «Dopo le Europee può aprirsi uno spiraglio», si augura Morando. Sia a destra - dove è braccio di ferro tra Fdi e Lega - che a sinistra prevale lo stallo. Le opposizioni non riescono a mettersi d'accordo sulla proposta del cancellierato perché Giuseppe Conte fa ostruzionismo. E il sospetto che cresce nel Pd è che il capo 5s voglia tenersi le mani libere per poi spiazzare gli alleati e fare l'ago della bilancia tra Meloni e Salvini.
Elly Schlein (nella foto) promette: «Faremo muro sull'elezione diretta del premier», ma intanto deve trattare con i suoi sindaci, in tumulto per il terzo mandato.
Ieri erano pronti a presentare un documento a favore in Direzione, e per evitarlo la segretaria ha dovuto convocare la classica «commissione»: partito, parlamentari e amministratori dovranno trovare un accordo, entro il voto di giovedì al Senato.
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