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I no pass bloccano Milano: braccio di ferro con la polizia

Momenti di tensione davanti a sede Cgil. Finisce con 16 fermati e una ragazza ferita alla testa

I no pass bloccano Milano: braccio di ferro con la polizia

Milano. Si temeva per quella che doveva essere la manifestazione più imprevedibile e pericolosa. E così è stato con due tentativi (respinti) di forzare i cordoni della polizia verso la stazione Centrale e la sede della Regione Lombardia e alla fine con un tentato assalto alla sede della Cgil milanese, 16 fermati e una manifestante ferita. Il tredicesimo sabato milanese di agitazione «No Green Pass» fila con la città ancora una volta bloccata e la rabbia di chi, i commercianti, contano invece su week end per lavorare.

Si comincia alle 16 in piazza Fontana con i manifestanti che arrivano in ordine sparso e la polizia che presidia: tempo mezz'ora si scaldano gli animi. Qualcuno inizia a parlare con i giornalisti ma la folla ordina: «Non rispondete alle loro domande, manipolano tutto». La tensione sale anche fra gli stessi manifestanti. Qualcuno si fida e prova a spiegare le sue ragioni. Chiedono giustizia per Giuseppe De Donno, «il medico che sapeva sconfiggere il Covid», ma anche tamponi gratuiti e di tenere «giù le mani dal lavoro» e dai bambini. Il nemico non è solo il giornalista «venduto e terrorista», ma anche il premier Mario Draghi e la Cgil. Gli amici sono invece i portuali di Trieste e «chiunque scioperi». Qualcuno prova a fare ordine distribuendo volantini con su scritto il vademecum del manifestante. La parola d'ordine è «sciopero», ma qualora incrociare le braccia fosse impossibile, il comitato «Uniti contro Draghi» chiede di organizzare assemblee dentro e fuori le aziende e di iniziare a partecipare ai presidi dei lavoratori e degli studenti. Intanto la strategia della Polizia di chiudere le vie d'uscita dalla Piazza accerchiando la folla sembra funzionare.

Non si tratta più di tanto: «Se volete fare un corteo parlate con noi e presentate un percorso», spiegano gli agenti. Il tragitto pattuito in settimana con la Questura è saltato, con i promotori della manifestazione che hanno revocato il preavviso concesso inizialmente. Gli agenti propongono alla folla di sfilare verso il centro, passando in Piazza Duomo. Fondamentale evitare luoghi ritenuti sensibili, come le redazioni dei giornali, la prefettura, il tribunale e le sedi dei sindacati. Il tutto mentre alla Camera del Lavoro della Cgil meneghina circa 250 persone difendono il loro quartier generale con un «presidio di forze democratiche e antifasciste».

Alle 17.15 arriva l'ok, il corteo può partire. Dopo aver accolto in trionfo gli scioperanti di Atm, la folla fa tappa in piazza Duomo, dove si inizia a capire di che entità è realmente il corteo, con la digos che parla di 4.000 persone. Il copione è sempre lo stesso, così come gli slogan. «Libertà», «il popolo siamo noi», «Milano non si piega», urlano dalla folla. La massa ribadisce che per la Cgil «non c'è nessuna solidarietà», ma anche che «qui non ci sono né fascisti né anarchici». Da Piazza Duomo la protesta si sposta verso San Babila e Corso Venezia. Via Senato è bloccata dagli agenti, blindata pure la Questura e il Tribunale. Verso le 19 in zona Moscova le forze dell'ordine sono costrette a effettuare delle cariche di alleggerimento per fermare un gruppo di «No Pass» che cerca di superare il cordone di poliziotti in tenuta anti sommossa. Mentre la marcia prosegue lungo i Bastioni di Porta Venezia, una cinquantina di anarchici prende la testa del corteo e prova a deviare il percorso verso la sede della Regione. Il tentativo fallisce visto che una squadra di pronto intervento della Polizia riesce a sbarrare la strada prima di largo La Foppa, fortunatamente senza scontri. «La gente come noi non molla mai», urlano a squarcia gola dal serpentone. E promettono di andare avanti a oltranza, ogni sabato, «finché il Green Pass non verrà eliminato».

Ma la città che il sabato lavora comincia ad averne «piene le tasche».

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