I pacifisti mandano al rogo la Nato, Trump e l'Europa

Contro il riarmo 400 sigle e i partiti. Il cardinale Parolin: "Bene che ci sia questa piazza". L'altro corteo brucia le bandiere

I pacifisti mandano al rogo la Nato, Trump e l'Europa
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Bandiere dell'Ue, Nato e Israele bruciate. Sfottò a Calenda, attacchi al Pd e fischi per Conte. I due cortei romani, uno organizzato da 400 associazioni al quale hanno aderito anche i partiti di Avs, Verdi e M5s, l'altro dai pro Pal e centri sociali, mescolano odio verso americani ed ebrei e il classico regolamento di conti a sinistra. In una giornata afosa i due cortei partono poco dopo pranzo. Il più "caldo" è quello organizzato da pro Pal e centri sociali che inizia a piazza Vittorio e subito espone le bandiere della Nato, dell'Unione Europea e di Israele in fiamme. Immagine accompagnate da slogan che incitano all'odio: "A fuoco i simboli dell'oppressione", "Bruciamo gli assassini". Tra gli episodi si segnala anche la denuncia di Ivan Grieco: "Sono stato aggredito alla manifestazione per la Palestina, ho provato a lanciare un messaggio di solidarietà per l'Ucraina ma alcuni ragazzi di Cambiare rotta me l'hanno strappata". L'altro corteo, a cui partecipano i leader Nicola Fratoianni, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e una delegazione Pd (che trova riparo sotto un ombrello arcobaleno) si conclude al Colosseo con un flash mob. I manifestanti si sono stesi per terra e, coperti con dei lenzuoli, hanno richiamato le morti dei civili a Gaza. Il corteo, che inizialmente doveva fermarsi proprio al Colosseo, ha quindi proseguito oltre, per permettere alle tante persone che hanno partecipato, più di quanto inizialmente previsto, di defluire in maniera ottimale. Al netto del solito balletto di numeri sui partecipanti, i due principali bersagli sono Trump e Netanyhau. Ma il malcontento della piazza esploda anche contro Pd e Calenda, accusati di posizioni filo israeliane. "Se si va in guerra al fronte va Calenda". È uno dei cori che un gruppo di manifestanti intona. Più dure le critiche al Pd: "Ipocriti, non hanno il coraggio di schierarsi". Elly Schlein non c'è. È in Olanda per un evento politico. Però il Pd è rappresentato da una delegazione di parlamentari (Arturo Scotto, Sandro Ruotolo, Cecilia Sala e Paolo Ciani). Sull'ambiguità del Pd il capo dei Cinque stelle non si tira indietro: "Io non devo parlare con i singoli componenti degli altri partiti. Ogni partito fa sintesi politica al proprio interno. L'importante è che noi alle elezioni politiche siamo stati molto chiari: avremmo eletto costruttori di pace e lo saranno in modo lineare". È una contraddizione la mancata adesione del Pd? "Se lei la ritiene una contraddizione faccia questa domanda al Pd. Non entro in campo altrui" ribatte Conte. Per il leader grillino non sono tutti fiori e rose. Anche lui rimedia qualche fischio e una contestazione: alcuni manifestanti e il partito dei Carc hanno iniziato a fare dei cori contro l'ex presidente del Consiglio ricordando la sua scelta di rispettare l'impegno del 2% del PIL investito in armi come previsto dagli accordi Nato e la partecipazione al governo Draghi. In piazza il leader Avs Nicola Fratoianni che ricorda: "La piazza di oggi, com'era stata quella di San Giovanni, dimostra che Paese è ancora in grado indignarsi, non si rassegna, c'è gente con la schiena dritta e capace battersi per la pace contro la guerra". E sulle piazze romane interviene anche il segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin: "È bene che ci sia una mobilitazione in generale per evitare la corsa al riarmo. Rientra nel secondo appello che il Papa ha fatto: il primo sulla conversione del debito e poi quello di costituire un fondo per debellare la fame nel mondo usando i proventi destinati alla costruzione di armi".

Intanto l'Europa prepara un ha pronto un dossier su Israele, che parla di "violazione dei suoi obblighi in materia di diritti umani ai sensi dell'articolo 2 dell'Accordo di associazione Ue-Israele".

Infarcito di espressioni dubitative e con la premessa che l'Ue non ha i mezzi per "corroborare sul campo" i dati, è stato stilato dalla Commissione e condiviso con gli Stati membri in vista del Consiglio Affari Esteri di lunedì

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