I rifugiati erano solo 250 Marino ne ha voluti 3mila

Il sindaco scarica le responsabilità sul ministro Alfano, ma è sempre più nella bufera. Il Pd spinge per il rimpasto di giunta

I rifugiati erano solo 250 Marino ne ha voluti 3mila

L a bufera di Tor Sapienza, l'esasperazione delle periferie, il disagio e la stanchezza dei cittadini romani. E ai piani alti della politica la logica dello scaricabarile.

Sul sovraffollamento di richiedenti asilo nella Capitale è guerra di numeri. Per il sindaco Ignazio Marino le responsabilità sono soprattutto di Angelino Alfano «Il Lazio, con 5 milioni di abitanti, la metà della Lombardia, è la regione che accoglie oltre un quinto di tutti i rifugiati del Paese. Di questi, l'87,5% insiste su Roma. Non è che ci sia tanto da discutere».

Il messaggio è chiaro: Alfano ha mandato troppi rifugiati a Roma. Federico Rocca, responsabile Enti Locali di Fratelli d'Italia, rivela però al sito Intelligonews un'altra verità. «Marino è sindaco da un anno e mezzo ma ogni volta che c'è un problema la colpa è sempre di qualcun altro. Per carità, il ministro dell'Interno di colpe sul tema sicurezza e immigrazione ne ha tantissime ma sui centri a Roma le responsabilità sono tutte del sindaco».

Il motivo? Secondo la graduatoria del Viminale pubblicata nel gennaio scorso, a Roma sono stati assegnati 2.581 posti. Un numero che non è stato stabilito su decisione del ministero, ma sulla base della partecipazione di Roma Capitale al bando dello Sprar - il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati - un bando a cui gli enti locali aderiscono volontariamente. «L'intento del ministero era quello di dare 250 rifugiati ai Comuni con più di 2 milioni di abitanti» spiega Rocca. «Roma invece ha dato la disponibilità per 2581 posti più ulteriori 516. Quindi se i rifugiati sono così tanti lo si deve a una precisa scelta del sindaco che non può andare troppo indietro nel tempo e incolpare Giulio Cesare visto che la data è quella del 29 gennaio 2014». Insomma per l'esponente di FdI il Campidoglio ha compiuto una scelta precisa di cui deve assumersi la responsabilità. «Il sindaco ha voluto fare il primo della classe e oggi ne paghiamo le conseguenze. Basti pensare che le altre grandi città viaggiano su numeri enormemente più bassi visto che Torino ha accolto 233 rifugiati; Milano 142 e Firenze, la città del premier, 65. Possibile che Marino non sapesse tutto questo?».

La decisione di dare ospitalità a un numero così elevato di richiedenti asilo rappresenta un onere non indifferente per l'amministrazione. Dal 2014 al 2016 il costo dell'accoglienza sarà di 35.732.207 euro l'anno. Dal momento che è un'operazione cofinanziata, la Capitale spenderà 7.234.694 euro annui, per un totale sul triennio di oltre 21 milioni. Il costo per il Viminale è di 28 milioni annui. Insomma l'onere totale per i contribuenti è di 105 milioni in 3 anni. «Per quanto tempo ancora il Pd rimarrà alla finestra ad assistere cercando solo di rimescolare le carte senza intervenire alla radice del problema?», insiste Rocca. «Mentre loro litigano, Roma è al collasso».

L'ipotesi dimissioni, però, non è in campo mentre si fa strada quella del rimpasto.

Con una prima testa che potrebbe cadere: quella dell'assessore allo Sport, Luca Pancalli, che ha incontrato il sindaco impegnato a sua volta nelle «consultazioni» con il segretario del Pd romano.

Pancalli potrebbe presto presentare le dimissioni e facilitare così l'operazione con la quale il Pd punta ad allontanare lo spettro delle elezioni anticipate.

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