Con l'ecumenico Mario Calabresi in arrivo alla direzione di Repubblica, i nostalgici del tempo che fu a Largo Fochetti ieri hanno pensato bene di offrire grande risalto a una lettera aperta dei tre sindaci «arancioni» di Milano, Genova e Cagliari, un appello all'unità delle sinistre. Il canto del cigno di tutti coloro che non vogliono morire renziani.Lo spunto, ovviamente, è fornito dal trionfo di Marine Le Pen. «Pensiamo che in un momento così difficile e complesso sia necessario ritrovare quell'unità aperta e larga del centrosinistra che, sola, può ridare fiducia alle cittadine e ai cittadini italiani», scrivono i tre. L'obiettivo è ripartire dalle forze che costituiscono il centrosinistra: Pd, Sel e liste civiche. «Non pratichiamo, e non abbiamo mai praticato, lo sport del favorire la squadra avversaria», concludono implorando il rottamatore Renzi di portare con sé anche i rottamandi per vincere ancora. Escluso dalla lettera-appello il primo cittadino di Napoli De Magistris, per tutti «Giggino o' flop» (per la brillante qualità delle sue performance). «Non sono il candidato del centrosinistra, qui siamo un'esperienza rivoluzionaria», ha commentato il sindaco partenopeo, scaricato persino dai suoi colleghi. Questi ultimi, va detto, ce l'hanno messa tutta per arrivare ai livelli di Napoli. Milano Pisapia, ad esempio, si sta per congedare dai milanesi con un debito-monstre di circa 500 milioni di euro, oltre 300 milioni in più della cifra che si imputava alla gestione Moratti. Eppure Pisapia con i milanesi è stato duro: aumento dell'addizionale Irpef, aumento delle aliquote Imu e Tasi e, soprattutto, aumento della pollution charge, cioè i 5 euro di «pizzo» chiesti per transitare in Area C. Tutte queste entrate in più hanno migliorato la qualità della vita? No. Si sono assunti - come al solito - gli «amici degli amici», si sono regalati due importanti spazi pubblici alla realizzazione di due moschee e si è cercato, per fortuna invano, di legalizzare il Leoncavallo proponendo alla proprietà di permutarlo con due immobili del Comune. Perché a Pisapia i contestatori e gli alternativi sono sempre piaciuti: ha sponsorizzato l'occupazione della Torre Galfa e solo dopo l'avvio di Expo ha preso le distanze dagli insurrezionalisti.Genova Non meglio ha fatto Marco Doria. Se le assenze di Ignazio Marino non fossero passate alla storia, ci si sarebbe ricordati che mentre Genova finiva sott'acqua nell'ottobre 2014 lui era a Courmayeur con la consorte. L'idea di protezione civile del sindaco è «quando piove restate a casa» perché, per un motivo o per l'altro, le procedure di messa in sicurezza di fiumi e torrenti vanno a rilento. Ma Doria lascerà dietro di sé anche una Fiera di Genova in stato comatoso e un sistema dei trasporti perennemente in rosso. Soluzioni alternative alla deindustrializzazione del capoluogo ligure in questi cinque anni non se ne sono viste, ma ci può sempre essere un colpo di coda.Cagliari Neppure Massimo Zedda ha cambiato i destini della città. Aveva fatto scalpore la decisione di ospitare due famiglie rom in una villa sul litorale, dopo lo sgombero di un campo abusivo. Tutto risolto? I nomadi si sono spostati, abusivamente, in un'altra location.
Fiori all'occhiello dell'amministrazione Zedda resteranno, però, l'aver costretto la locale squadra calcistica a emigrare per giocare le partite in casa e, soprattutto, l'aver assistito senza colpo ferire all'abbandono degli aeroporti sardi da parte delle principali compagnie low cost. Niente male per un capoluogo di una Regione a vocazione turistica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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