Appena ammainata la bandiera italiana a Herat, con le forze straniere in ritirata dall'Afghanistan, il Paese si conferma teatro di violenza e instabilità, con gli estremisti islamici pronti a riprendersi il terreno perso in questi vent'anni. Sono almeno dieci le persone che hanno perso la vita e 16 quelle rimaste ferite a causa dell'attacco condotto dai talebani contro alcuni sminatori nel distretto di Baghlan-e-Marzaki, nella provincia di Baghlan in Afghanistan. Lo ha reso noto il ministero degli Interni di Kabul. Le vittime lavoravano per la compagnia «Halo Trust». I talebani sono entrati nel compound dell'agenzia che si occupa di rimuovere le mine dall'Afghanistan nella provincia settentrionale di Baghlan e «hanno iniziato a sparare a tutti», ha riferito il portavoce. L'attacco è avvenuto in un'area controllata dalle forze governative. Le vittime sono state trasferite nell'ospedale della città di Pul-e-Khumri. I talebani non hanno ufficialmente rivendicato l'azione, ma il portavoce del ministero degli Interni Tariq Arian ha puntato il dito contro di loro. Un portavoce degli estremisti islamici citato dalla Dpa ha riferito che verranno eseguite verifiche sull'attacco. L'organizzazione non governativa Halo Trust conta 2.600 impiegati in Afghanistan, come si legge sul sito Internet della ditta. Il programma di sminamento del Paese è completamente guidato da afghani. Secondo l'ong Inso, nel 2020 sono stati 180 gli attacchi ai danni delle organizzazioni non governative in Afghanistan. Quattordici gli impiegati uccisi, 27 feriti e 42 rapiti.
Martedì a Herat si è conclusa l'esperienza ventennale dell'Esercito italiano nel territorio afghano, con 800 militari che hanno iniziato a lasciare il Paese. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha presenziato per il saluto finale ai militari e la cerimonia dell'ammaina-bandiera. E la paura nel Paese cresce. C'è infatti il timore anche per gli interpreti afghani che hanno lavorato con i militari nel Paese asiatico. La paura è che vengano presi di mira rischiando la vita per aver lavorato con un esercito straniero.
«Mentre le truppe si stanno preparando da tempo al loro ritorno, con misure di sicurezza rafforzate, i timori degli afghani assunti localmente stanno crescendo», si legge in una lettera scritta dal direttore del thinktank indipendente con sede a Berlino «Afghanistan Analysts Network», Thomas Rutter.
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