Guerra in Israele

I timori di Biden (e l'ombra del voto)

Colloquio con Netanyahu: "Proteggere i civili a Gaza". Il peso degli elettori musulmani e liberal

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Aumenta la pressione di Joe Biden su Benjamin Netanyahu sulla necessità di proteggere la popolazione a Gaza. Il presidente Usa ha sentito ieri il premier israeliano e gli ha ribadito la posizione americana: come ha sottolineato il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, il governo dello Stato ebraico «dovrebbe adottare tutte le misure a sua disposizione per distinguere tra i terroristi di Hamas, che sono obiettivi militari legittimi, e i civili, che non lo sono. In linea con le leggi umanitarie internazionali che danno la priorità alla tutela dei civili». Sullivan ha parlato anche della responsabilità di Netanyahu di «controllare» i coloni israeliani estremisti in Cisgiordania che stanno buttando «benzina sul fuoco» in questo conflitto, ed è «totalmente inaccettabile» che commettano «atti violenti contro persone innocenti». Gli Usa ritengono ci sia un «rischio elevato» di ricadute regionali nella guerra fra Israele e Hamas, e l'amministrazione Biden - secondo il sito Axios - si sta preparando alla possibilità di un allargamento del conflitto, anche per far sì che le forze americane nell'area abbiano adeguate tutele. Un tema, questo, discusso in una conversazione telefonica fra il capo del Pentagono Lloyd Austin e il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. A preoccupare sono anche le informazioni dell'intelligence di Tel Aviv, convinta che Hezbollah intensificherà gli attacchi mentre è in corso l'offensiva a Gaza. Washington, sempre stando alle fonti di Axios, ritiene che per prevenire un'escalation è necessario che Iran e Hezbollah restino fuori dal conflitto, e proprio per questo Biden ha inviato un messaggio diretto alla guida Suprema di Teheran, Ali Khamenei, mettendolo in guardia sul non prendere di mira le truppe Usa in Medio Oriente. Intanto, sul fronte interno, la crisi rischia di complicare il cammino di Biden verso la rielezione. Il presidente già gode di una scarsa popolarità e nei sondaggi è testa a testa con Donald Trump, ma ora, secondo il Washington Post, un effetto a catena della guerra Israele-Hamas è il rapido deterioramento delle relazioni con alcuni dei suoi elettori più fedeli, musulmani e arabi americani. Fatto che potrebbe rappresentare un problema non indifferente nel 2024. Per questo il comandante in capo, spiegano i media, ha incontrato alla Casa Bianca giovedì proprio i leader musulmani-americani, un appuntamento non annunciato né confermato da Pennsylvania Avenue, durante il quale gli hanno fatto notare la scarsa empatia per i civili vittime del conflitto, oltre a criticare i commenti in cui metteva in dubbio le cifre sui morti palestinesi a Gaza, e a ribadire la richiesta di un cessate il fuoco nella Striscia.

E pure una coalizione di giovani elettori e persone di colore sta mettendo in dubbio l'operato del presidente, come riporta il New York Times: se i democratici moderati plaudono al sostegno di Biden a Israele, l'ala liberal del partito vede la causa palestinese come un'estensione dei movimenti per la giustizia razziale che hanno dominato la politica Usa nel 2020. E chiede a Biden di allentare la tradizionale alleanza con lo Stato ebraico.

Pur se si tratta di un gruppo ancora frammentato, visto lo scarso margine di vittoria ottenuto dal presidente negli stati chiave alle ultime elezioni, anche un calo marginale del sostegno potrebbe compromettere le sue chance di rielezione.

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