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Il programma dei Verdi italiani? Sono i più di sinistra radicale d'Europa

Il programma presentato dai Verdi italiani testimonia come siano i più di sinistra radicale in Europa: non solo non sono riusciti a costruirsi una propria autonomia politica e per sopravvivere si sono dovuti prima federare con SI e poi in coalizione con il PD, ma portano avanti un'agenda intrisa di ideologia e colorata di rosso scuro

Il programma dei Verdi italiani? Sono i più di sinistra radicale d'Europa

Con l'avvio della campagna elettorale, la sinistra ha subito cercato di monopolizzare il dibattito sull'ambiente secondo una vecchia consuetudine per cui questo tema appartiene solo alla loro parte politica attraverso le posizioni dei Verdi italiani che si sono alleati alla sinistra radicale di Fratoianni.

Già l'alleanza tra i verdi e Sinistra Italiana è emblematica di una precisa connotazione di un partito che dovrebbe essere post ideologico rifacendosi a una tematica come l'ambiente cara a tutti i cittadini. Il problema è che in questi anni i Verdi italiani non sono stati in grado di sviluppare una propria autonomia politica, finendo così nelle braccia della sinistra radicale.

Un'anomalia sintetizzata alla perfezione dal programma presentato dal segretario Angelo Bonelli insieme a Nicola Fratoianni e basato sul duplice comune denominatore della giustizia climatica e ambientale. In premessa i due segretari, con una excusatio non petita, accusatio manifesta, hanno specificato: “Noi continueremo a dire molti NO, ma non siamo quelli dei NO”.

In realtà, leggendo i contenuti del programma articolato in 110 punti e raggruppato per tematiche, i no sono numerosi a partire dalla “abolizione dei sussidi fossili”, il no ai termovalorizzatori mascherato dalla formula “termovalorizzazione solo come soluzione di ultima istanza”, la “abolizione della caccia”.

Molte proposte dei Verdi sono intrise di ideologia

Sebbene nel programma ci siano alcuni temi condivisibili come la lotta alle ecomafie o l'incremento della raccolta differenziata, i pochi spunti buoni si perdono all'interno di proposte intrise di ideologia che nulla hanno a che fare con la conservazione della natura e la tutela dell'ambiente. Nel paragrafo “L'Italia che ama” si legge: “legge contro l’omolesbobitransfobia e l’abilismo; nuova legge sulla cittadinanza, che parta dallo ius soli e dallo ius scholae; legge sul fine vita; legalizzazione della coltivazione della cannabis per uso personale; legge che preveda all’interno delle scuole progetti e programmi che parlino di educazione all’affettività, alle differenze e al rispetto”.

Mentre nel paragrafo “Per un'Europa di pace e accoglienza”, oltre alla chiusura dei “centri di permanenza per i rimpatri”, si chiede la “abolizione della legge Bossi-Fini; diritto di asilo che comprenda anche la protezione dei rifugiati climatici e ambientali”. Sui temi economici è invece immancabile il richiamo al salario minimo.

Nella presentazione del programma non mancano le stoccate e gli attacchi alle destre definite “amiche delle lobby degli inquinatori” e, solo pochi giorni fa, Bonelli, rivolgendosi alla coalizione di centrodestra, aveva affermato: “Tra i condoni tombali dei governi di centrodestra presieduti da Berlusconi, anche con la Meloni ministro, e la ritrovata passione per il nucleare di Matteo Salvini, consegnare il Paese alla destra in questo momento storico, in cui la lotta alla crisi climatica non può conoscere pause, vorrebbe dire ritrovarsi nello stesse condizioni degli Stati Uniti di Trump”.

Lo stesso segretario dei Verdi ha rilasciato nelle ultime settimane una serie di dichiarazioni condite da inesattezze a partire dalla convinzione che le rinnovabili siano la panacea di tutti i mali, passando per le sue vecchie posizioni sulla xylella fino a portare come esempio il piano energetico della Germania. Peccato che i tedeschi siano nella situazione energetica più difficile a livello europeo e siano orientati a posticipare la chiusura delle centrali nucleari. Le stesse centrali nucleari contro la cui costruzione si oppongono i Verdi che dicono anche dei sì, il problema è a cosa.

Il programma presentato dai Verdi italiani testimonia come siano i più di sinistra radicale in Europa: non solo non sono riusciti a costruirsi una propria autonomia politica e per sopravvivere si sono dovuti prima federare con SI e poi in coalizione con il PD, ma portano avanti un'agenda intrisa di ideologia e colorata di rosso scuro.

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