Londra «Quelli che hanno promosso la Brexit senza avere neanche la minima idea di come attuarla avranno un posto speciale all'inferno». Donald Tusk non è un campione di diplomazia quando si tocca questo tasto. Il presidente del Consiglio Europeo ha twittato l'acido commento subito dopo aver incontrato il primo ministro irlandese Leo Varadkar a Bruxelles, che alla fine della conferenza stampa congiunta lo aveva messo in guardia sui «terribili problemi che la dichiarazione provocherà sulla stampa britannica». Avevano poi riso entrambi della battuta, ma Tusk sapeva che si trattava della pura verità. Pochi minuti dopo tutti i politici inglesi che sostengono l'uscita dall'Europa lo hanno accusato di arroganza e Nigel Farage, ex leader dell'Ukip, ha immediatamente spedito una replica velenosa. «Dopo Brexit saremo liberi dai bulli arroganti e non eletti come lei e guideremo da soli il nostro Paese. A me pare più il Paradiso» ha twittato Farage.
Downing Street ha dichiarato che Tusk dovrebbe domandarsi «se l'uso di un simile linguaggio può essere d'aiuto in questo momento». «In questo Paese c'è stata una solida e vivace campagna referendaria e in quello che è stato il più ampio esercizio democratico della nostra storia la gente ha votato per lasciare l'Europa ha fatto sapere il portavoce ufficiale della premier May ognuno quindi dovrebbe occuparsi soltanto di mettere in atto Brexit». Sammy Wilson, portavoce degli Unionisti pro Brexit, non la manda a dire: «Questo euro-maniaco diabolico sta facendo del suo meglio per tenere il Regno Unito incatenato alla burocrazia e al controllo dell'Europa».
Ieri ai giornalisti Tusk ha ricordato che mancano 50 giorni all'uscita dall'Ue e che, pur essendosi sempre augurato un'inversione di tendenza, non ci sono dubbi che attualmente non esiste una forza politica nel Regno Unito che si batta per rimanere. Theresa May incontrerà oggi, oltre a Tusk, anche il presidente della Commissione Europea Junker per dei cambiamenti all'accordo già siglato. Prima è intervenuto sulla polemica dell'inferno: «Non l'ho mai visto. A parte da quando lavoro qui... Questo è l'inferno». Poi ha fatto sapere che l'Unione non intende riaprire il negoziato sul backstop. «Del resto la signora May questo lo sa- ha aggiunto Junker - la commissione, io stesso, Michel Barnier, abbiamo promesso all'Irlanda che non sarà lasciata sola. Il backstop è necessario per valide ragioni, si tratta di una garanzia sia per l'Irlanda che per l'Unione e questa è la posizione comune dei 27 Paesi che la compongono».
Junker tuttavia, ha sottolineato di non credere che un mancato accordo sia la situazione più probabile in questo momento: «L'Ue è pronta ad aiutare l'Irlanda, ma la mia ipotesi di lavoro non è il no deal». Ma se il backstop non viene rivisto infatti, il «no deal» si fa sempre più vicino.
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