Naccarato, il ribaltonista che non ha un voto

Ieri con Cossiga, oggi con Renzi. "Aiuto l'esecutivo nella navigazione verso il 2018"

Naccarato, il ribaltonista che non ha un voto

È l'inventore dell'epiteto più creativo per definire i parlamentari passati alla corte di Renzi. Non «Responsabili», troppo logoro, né «Nuovi Responsabili», banale, né tantomeno «Voltagabbana», inutilmente offensivo, bensì «Stabilizzatori», sorta di integratori dietetici per tenere in forma la maggioranza. La descrizione che ne fa il loro leader naturale, la vecchia volpe della politica Paolo Naccarato, senatore del gruppo Gal (ogm parlamentare che sta per Grandi autonomie e Libertà) ha un che di poetico: «Si va consolidando in forma spontanea un'area pronta a controbilanciare marosi, beccheggi, rollio e sussulti che Renzi può incontrare nella sua navigazione verso il 2018...». In parole più prosaiche: Mattè, conta pure su di noi.

Naccarato, classe '58, del resto è un vero esperto di navigazioni, uno skipper di correnti politiche, un nostromo del galleggiamento tra vari partiti, da sinistra a destra, con o senza beccheggio. Parecchi partiti. Nel 2012 è nel direttivo calabrese di Italia Futura, l'associazione politica di Montezemolo. Al Senato però, nel 2013, Naccarato ha finito con l'entrarci in quota Lega nord, lui che è di Cosenza. Miracoli del Porcellum. In realtà ci approda in sostituzione del leghista Massimo Garavaglia, dimessosi per fare l'assessore al Bilancio in Regione Lombardia. E, per essere ancora più precisi, Naccarato era sì in quota Lega, ma nella sottoquota riservata a 3L (Lista Lavoro e Libertà), il movimento di Giulio Tremonti, l'ex ministro Pdl. Tremontiano, dunque, eletto nelle file delle Lega, tempo sei mesi e il senatore passa con Ncd, partito appena nato dopo la rottura con Berlusconi. Naccarato, sempre fedele al principio che si appoggia chi governa col nobile fine di «stabilizzarlo», depreca la scelta del Cavaliere: «Il governo prosegua risoluto sulla sua strada continuando a rendere un servizio alto e nobile all'Italia. Penso che sia un errore da parte di Forza Italia uscire dalla maggioranza di un governo che sta affrontando un'emergenza economica senza precedenti a difesa del Paese e degli interessi di tutti i cittadini».

Tempo altri otto mesi, però, e Naccarato lascia Ncd e torna nel gruppo Gal, ma senza passare all'opposizione, anzi «con la rafforzata convinzione che bisogna difendere la stabilità del governo e la continuità della sua azione». Ciò, spiega, in ossequio all'insegnamento «del mio maestro Francesco Cossiga (di cui è stato a lungo consigliere fidatissimo, ndr ): giusto o sbagliato che sia, io sarò sempre dalla parte del mio Paese, rigorosamente rispettoso dell'unico sovrano reale, il popolo». Così, il popolo che aveva votato Lega nord si ritrova in Senato Naccarato che sostiene, con calore e convinzione, il governo Renzi contro cui la Lega fa opposizione. Anni prima era stato consigliere regionale, in Calabria, eletto nel listino del presidente di centrodestra Giuseppe Chiaravalloti (Forza Italia). Qualche anno dopo, eccolo assessore della giunta regionale calabrese. Unica differenza: il presidente non è più quello di centrodestra, ma è il suo successore di centrosinistra, Agazio Loiero (Margherita). Nel 2006 finisce anche nel governo Prodi, chiamato come sottosegretario alle Riforme. Un'attivismo instancabile che gli vale una medaglia: nel 2006 il presidente Ciampi lo nomina Commendatore al merito della Repubblica italiana.

Prima di entrare tra i «nominati» del Senato, dopo essere transitato tra Montezemolo, lista Tremonti, Lega, Gal, Ncd, di nuovo Gal. Un'elezione, però, con la guerra ai voti veri, Naccarato l'ha fatta. Alle comunali di Fiumefreddo Bruzio (Cosenza), candidato sindaco: 673 voti, troppo pochi per vincere.

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