Ilva, Di Maio tenta il bluff. Ma finisce spalle al muro

Il ministro: "Su Ilva delitto perfetto, gara revocabile se ci fosse un gruppo interessato". Territorio in rivolta

Ilva, Di Maio tenta il bluff. Ma finisce spalle al muro

Se «delitto perfetto» c'è stato in casa Ilva, ora gli occhi dei 14.200 dipendenti, dei sindacati, degli enti locali e del mondo dell'industria sono tutti in attesa del sequel. Cosa ne sarà di Taranto e dell'industria siderurgica italiana? Doveva essere il giorno della verità per l'Ilva che, da oltre un anno, attende di riavere un futuro, ma il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio non fa spolier. O non sa ancora come andrà a finire. E a poco più di venti giorni dalla fine della gestione commissariale (e della cassa con cui sono pagati gli stipendi) non annulla la gara che assegna l'Ilva alla cordata Am Investco (Arcelor Mittal), e non ne conferma definitivamente il passaggio alla nuova proprietà franco indiana.

«Dal parere dell'avvocatura capirete che c'è pochissimo di regolare in questa gara», ha commentato ieri in conferenza stampa al Mise dopo aver ricevuto il parere dell'Avvocatura di Stato, da lui stesso richiesto per capirne l'effettiva validità. Un parere che nessuno potrà visionare, almeno fino al 15 settembre, quando si concluderà la gestione commissariale. Di Maio, nonostante la campagna dei 5 Stelle contro gli «atti secretati» (vedi il caso Autostrade, concessioni) ha deciso per la via meno trasparente.

«Per l'annullamento della gara deve esserci illegittimità dell'atto» e un altro punto deve essere «la tutela dell'interesse pubblico», ha spiegato senza chiarire se sia stata la stessa Avvocatura ad esprimersi in questi termini. Il ministro ha, quindi, aperto la porta a un possibile annullamento, ma solo nel caso si presenti qualche altro offerente. «Se oggi esistessero aziende che volessero partecipare alla gara noi potremmo revocare questa procedura per motivi di opportunità», ha detto Di Maio «ma non abbiamo aziende che vogliono partecipare». In soldoni, dunque, se non si presenterà un cavaliere giallo-verde a breve (Arvedi, Invitalia?), l'Ilva dovrebbe finire direttamente nelle mani di Arcelor Mittal, come inizialmente previsto. Il colosso dell'acciaio franco-indiano ci crede: «Accogliamo con soddisfazione il riconoscimento da parte del ministro Di Maio della nostra buona fede, rimaniamo interessati all'acquisizione di Ilva e al fatto di poter diventare un proprietario e un imprenditore responsabile del gruppo».

Ma se i toni del futuro acquirente sono concilianti, il consenso nelle ultime ore è precipitato: sindacati, enti locali, mondo dell'industria, sono tutti sul piede di guerra. Sul fronte strettamente politico il primo a esporsi è stato il nemico numero uno di Di Maio, l'ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: «Se la gara è viziata annullala, caro Di Maio il delitto (im)perfetto è il tuo verso la nostra intelligenza». Critico anche il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. «Ormai non c'è limite all'imbarazzo nel commentare le dichiarazioni del ministro, tali e tanti risultano gli argomenti di irrazionalità e di disprezzo dei bisogni della comunità ionica. Ministro - continua Melucci - ci dica cosa vuole fare senza altri giri di parole. Se vuole chiudere lo stabilimento, si accomodi. Sarà sempre suo e del suo Governo l'onere di gestire bonifiche miliardarie e decine di migliaia di disoccupati». Anche i sindacati, che finora si erano dimostrati disponibili hanno rotto la tregua e la Confindustria locale si è detta molto «preoccupata». Tra le polemiche va sottolineato, però, un elemento di novità rispetto al passato. Di Maio ha affermato esplicitamente che l'unico interlocutore del governo è Mittal. Tirando le fila sembra, dunque, che non ci sia un piano B all'orizzonte. La trattativa potrebbe così proseguire con il pressing su ArcelorMittal.

Sul piano ambientale, ora, Di Maio chiederà il coinvolgimento del ministero dell'Ambiente (il parere dovrebbe richiedere 15 giorni). Ma la partita si gioca sul fronte occupazione per alzare l'asticella dei 10mila posti (su 14mila) finora garantiti.

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