"Gli immigrati? Prima la cittadinanza agli italiani all'estero"

Il meloniano Di Giuseppe: "La vera ingiustizia è che tanti nostri connazionali non abbiano più diritto al doppio passaporto"

"Gli immigrati? Prima la cittadinanza agli italiani all'estero"
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«Prima dello ius soli o dello ius scholae esiste una priorità: sanare l'ingiustizia che viene perpetuata da 25 anni a danno di 2 milioni di emigrati privi di cittadinanza italiana». A dirlo è Andrea Di Giuseppe (nella foto), deputato di FdI eletto all'estero che a inizio legislatura ha presentato una legge per dare la possibilità a questi connazionali di riacquisire la cittadinanza italiana. Il problema risale al 1992 quando passò la legge che prevedeva la doppia cittadinanza. Fino ad allora, infatti, chi emigrava all'estero era obbligato a scegliere e, quindi, tutti coloro che hanno preso un'altra cittadinanza prima del 1992 hanno perso quella italiana ed è stata data loro una finestra temporale di pochi anni (1992-1997) per riacquisirla. All'epoca, internet era agli esordi e molti italiani, ignari della legge, non poterono sfruttare questa possibilità. «Si tratta di una discriminazione enorme e, quando si parla di ius soli o ius scholae mi sento offeso nei confronti di questi 2 milioni di italiani», dichiara un indignato Di Giuseppe che su questa tema riceve costantemente lettere con richieste d'aiuto dalla comunità di italiani residenti all'estero. «In tutte le altre nazioni chi, prima del 1992, ha perso la propria cittadinanza, la può riacquistare esibendo semplicemente il certificato di nascita. Sarebbe assurdo lasciare senza passaporto gli italiani a cui è stato ingiustamente tolto», sentenzia il deputato meloniano, fiducioso che la sua proposta di legge approdi in Aula e che si riaprano presto i termini per la riacquisizione della cittadinanza.

Intanto, Matteo Salvini ribadisce il suo no a qualsiasi modifica della normativa attuale: «Chi distingue, nel 2024, le persone in base al colore della pelle non fa bene, ma diversa cosa è regalare la cittadinanza, e lo ius soli non è nel programma del governo». Il vicepremier ricorda che «l'Italia è lo Stato europeo che ne ha concesso di più nel 2022, l'ultimo anno censito, più della Francia, della Germania, della Spagna, del Belgio, della Polonia. E lo fa con chi regolarmente la chiede dopo dieci anni, ma è importante la lingua italiana, perché molti non la conoscono». Per il leader della Lega, le priorità sono la certezza della pena, il sistema carcerario e l'introduzione della castrazione chimica per chi commette violenza sessuale. Riccardo Magi, segretario di +Europa, invece, rilancia e annuncia che la prossima settimana depositerà un quesito referendario sulla cittadinanza. «Bisogna ricordare che lo strumento referendario pone dei limiti perché è di natura esclusivamente abrogativa», dice nel corso di un'intervista con Repubblica.it in cui spiega che i radicali stanno «valutando tutti gli interventi possibili».

Il dibattito sulla cittadinanza nato dopo le Olimpiadi, secondo Magi, sarebbe «inconcludente» perché «i partiti guardano più alla propria identità che alla società italiana» e, pertanto, dinanzi all'immobilismo del Parlamento, il referendum sembra l'unica soluzione.

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