Coronavirus

Imprese contro il decreto: "Così la crisi ci ucciderà con le mazzate del fisco"

Assolombarda: «Serve più tempo per pagare le tasse». Cna contro la lotteria del click day

Imprese contro il decreto: "Così la crisi ci ucciderà con le mazzate del fisco"

A poco più di 24 ore di distanza dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale i primi malumori del mondo delle imprese per il decreto Cura Italia si sono via via trasformati in un coro di disapprovazione. Le norme sono confuse e, soprattutto, non individuano le priorità per i settori economici maggiormente colpiti.

«Le procedure della nuova cassa integrazione anti-Covid sono troppo farraginose ed escludono l'immediato anticipo bancario. È ingiusta l'asimmetria nel sostegno al reddito tra dipendenti e autonomi. Non ha senso immaginare dilazioni così brevi dei pagamenti di imposte e contribuiti», ha commentato Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda e frontrunner per la guida di Confindustria nel prossimo quadriennio. Secondo il leader degli imprenditori milanesi, «occorre urgentemente intervenire anche a favore delle aziende con più di 2 milioni di fatturato che costituiscono la colonna portante della nostra economia».

Non poche proteste si sono levate contro l'ipotesi di un click day (l'inserimento della richiesta per via telematica in un solo giorno) per l'accesso al bonus da 600 euro per gli autonomi rimasti senza lavoro a causa del coronavirus, ipotizzato dal presidente Inps, pasquale Tridico. «No alla lotteria», ha sottolineato Cna rimarcando che «già si tratta di un indennizzo minimo e che non potrà andare a tutti a causa dell'insufficiente stanziamento, affidarne la distribuzione a uno strumento aleatorio ci sembra davvero troppo». Utilizzare questo tipo di procedura è «assolutamente impensabile», ha rilevato Confesercenti che aveva già rimarcato come «gli interventi a pioggia rischiano di essere onerosi e al tempo stesso inefficaci e poco equi, come evidente sul fronte del fisco: troppi mini-rinvii, bisogna dare più tempo alle imprese». La proroga al 31 maggio dei versamenti di imposte e contributi per le aziende più colpite è chiaramente insufficiente. È stato rinviato da lunedì a oggi il termine per i versamenti contributivi, chiaramente un paradosso.

Ecco perché Confcommercio ha ribadito «l'esigenza di una più ampia e inclusiva moratoria fiscale: va rivista al rialzo la soglia massima dei 2 milioni di euro di ricavi fissata per l'accesso al regime di sospensione delle scadenze fiscali per il mese di marzo». La confederazione guidata da Carlo Sangalli ha inoltre puntualizzato che «non è realistico prevedere una ripresa dei pagamenti già dalla fine del mese di maggio e in non più di cinque rate: bisogna dare risposta a queste esigenze. E bisogna farlo subito». Secondo il presidente di Confapi, Maurizio Casasco, sarebbe necessario seguire l'esempio tedesco disapplicando gli standard contabili Ifrs9 per tutte le aziende. «Una volta liberate imprese e banche dal cappio, il passo successivo è un accordo concertato tra governo, Abi e imprese per dare ossigeno al sistema economico», ha dichiarato.

Senza contare la confusione che regna sul bonus da 600 euro, click day a parte. Ad esempio, potrebbero esserne esclusi agenti e rappresentanti di commercio nonché i professionisti iscritti agli albi.

Inarcassa (la cassa previdenziale di architetti e ingegneri) ha scelto di fare da sé destinando 100 milioni di euro all'assistenza degli iscritti poiché il decreto, per ora, esclude i non iscritti alla gestione separata Inps.

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