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"Inadeguato", "Vera opportunità". L'accordo sul Mes spacca il governo

L'accordo raggiunto all'Eurogruppo sul Mes ha letteralmente diviso le due anime del governo. Ma Conte è pronto a ricucire

"Inadeguato", "Vera opportunità". L'accordo sul Mes spacca il governo

L'Eurogruppo ha trovato un accordo per quanto riguarda il Mes, ma la decisione finale per l'accesso alla linea di credito "spetta agli Stati membri". Resta una decisione politica, quindi. Il Mes - ha spiegato Paolo Gentiloni - "potrà offrire finanziamenti per il 2% del Pil a tasso quasi zero per spese sanitarie e di prevenzione dirette e indirette legate al CoVid-19". Questo, in estrema sintesi, è ciò che è accaduto nelle ultime ore a livello europeo. Ma non appena la notizia è arrivata in Italia, nel governo si sono manifestati i primi mal di pancia. Non solo nella Lega e FdI, anche - se non soprattutto - nella maggioranza. Ebbene sì, anche su questo, i gialli e i rossi non sono d'accordo. Neanche su come uscire dalla crisi causata dal coronavirus hanno una linea comune.

Se il M5S lo ritiene uno strumento "inadeguato" e auspica l'arrivo del recovery fund, il Pd considera l'accordo raggiunto "una bella notizia". Nel mezzo si mette Italia Viva, tutta felice e soddisfatta. Aggiungiamo, poi, il secco "no" di Lega e Fratelli d'Italia e così finiamo nel solito caos dove ancora una volta non si riesce a trovare la quadra.

Perché se i grillini hanno ceduto sulla regolarizzazione temporanea dei lavoratori "invisibili", cioè gli immigrati irregolari, vista la sceneggiata della Bellanova, ora non hanno intenzione di mollare la presa. "Si parla di circa 30 miliardi del Mes per l'Italia - puntualizza subito Luigi di Di Maio - ma noi stiamo lavorando su un accordo per il recovery fund che vale tra i 1.500 e 2.000 miliardi. Se ci sarà un poderoso recovery fund, non ci sarà bisogno di nessun altro strumento". E una nota pentastellata rincara la dose e dipinge le parole di Di Maio di un giallo ancora più scuro. "Annunciare che l'Italia userà il Mes è una fuga in avanti - si legge - che non condividiamo".

In un universo parallelo da quello grillino, invece, Nicola Zingaretti festeggia e definisce la linea di credito "una grande opportunità per l'Italia". Il segretario dem, quindi, parla di ipotetiche assunzioni di medici, infermieri, investimenti per nuovi farmaci e cure per costruire "un grande piano con le Regioni per la rinascita italiana e per migliorare la vita delle persone". I suoi gli fanno eco ed esultano per il risultato ottenuto in Europa.

In mezzo a tutto ciò, troviamo Giuseppe Conte che come al solito deve cercare di (ri)mettere insieme i gialli e i rossi. Il premier, partecipando in videoconferenza ai lavori di The State of the Union, ribadisce la sua (debole) linea. La sfida "cruciale" resta quella "di tradurre in realtà" il segnale politico sul recovery fund, "prima che sia troppo tardi". Per Conte, infatti, le misure fin qui messe in campo, quali Sure, Bei e Mes "sono insufficienti". Così il premier punta a un sostanzioso recovery fund, di "almeno 1 trilione di euro".

Insomma, il presidente del Consiglio dà un colpo alla botte e uno al cerchio. Un giorno apre al Mes e il giorno dopo chiude. Viene a conoscenza dei mal di pancia diffusi nel governo e recupera pastiglie per farli passare. Giuseppi deve cercare di tenere insieme queste due benedette anime del governo che dai migranti alla ripartenza economica viaggiano su due binari paralleli. Deve farlo, anche perché ne va della sua poltrona. E quella è la più importante di tutte.

Almeno per lui.

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