Altra nave, stessa accusa. Matteo Salvini è di nuovo indagato per sequestro di persona. Questa volta l'imbarcazione carica di migranti alla quale il ministro dell'Interno ha impedito l'attracco lasciandola una settimana in balia delle onde è la Sea Watch 3, battente bandiera olandese ma di una Ong tedesca, autorizzata ad entrare nel porto di Catania soltanto il 30 gennaio. Nella stessa inchiesta sono indagati anche il premier Giuseppe Conte e i ministri Luigi Di Maio e Danilo Toninelli.
Per tutti il procuratore Carmelo Zuccaro ha presentato una richiesta di archiviazione al Tribunale dei ministri di Catania, che dovrà pronunciarsi entro 90 giorni. Ma anche nel caso della nave Diciotti, ha ricordato Salvini, il procuratore aveva chiesto di mandare il fascicolo in archivio eppure lo stesso Tribunale dei ministri di Catania, con la medesima composizione del collegio che ora dovrà occuparsi del nuovo caso, aveva ugualmente sollecitato l'autorizzazione a procedere nei suoi confronti, poi bocciata a larga maggioranza dal Senato. Il titolare del Viminale non sembra per niente turbato dall'ultimo procedimento giudiziario. Anzi, ci tiene a ribadire che la sua posizione in fatto di migranti non cambia. «I colleghi ministri possono dire quello che vogliono, i porti italiani rimangono chiusi», sostiene, chiedendo rispetto delle sue competenze su ordine pubblico e difesa dei confini. Parte anche l'immancabile stoccata a Di Maio: «Non mi permetto di dargli lezioni su come risolvere le centinaia di crisi aziendali ferme sul suo tavolo. Ma chiedo altrettanto rispetto». Da Dubai il ministro M5s risponde con parole ugualmente puntute: «Sono indagato, ma non mi sento Napoleone».
È stato lo stesso Salvini a dare notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati per quanto accaduto a Siracusa tra il 24 e il 30 gennaio 2019 con la Sea Watch 3. «È la nave olandese che è intervenuta in acque libiche - ricorda il ministro leghista - se n'è fregata dell'alt e delle indicazioni del governo olandese di andare in Tunisia e ha messo a rischio la vita di decine di migranti a bordo per arrivare in Italia con un gesto politico. Sono giunti in Italia, li abbiamo curati, li abbiamo fatti sbarcare e abbiamo lavorato per ridistribuirli. Il risultato è che c'è un procedimento penale nei miei confronti». Era stata la Procura di Roma, in seguito ad un esposto in cui si chiedeva anche di valutare eventuali responsabilità dei ministeri dell'Interno e dei Trasporti, ad avviare l'inchiesta poi trasmessa a Siracusa chiedendo ai colleghi di considerare l'eventuale competenza del Tribunale dei ministri. Da Siracusa gli atti sono stati inviati, senza alcuna valutazione, alla Procura di Catania, competente per territorio. Qui il procuratore Zuccaro si è mosso come nel caso della nave Diciotti, formulando una richiesta di archiviazione nei confronti dei tre ministri e del premier e inoltrando le carte al Tribunale dei ministri, che adesso può o archiviare oppure inviare una nuova richiesta di autorizzazione a procedere a Palazzo Madama, nel caso di Salvini, Toninelli e Conte, e alla Camera per Di Maio. Il Tribunale dei ministri è già al lavoro e per ricostruire la vicenda questa mattina ha convocato il prefetto di Siracusa, Luigi Pizzi.
La politica intanto già si divide tra chi, come Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, e il ministro
per la famiglia Lorenzo Fontana, esprime piena solidarietà a Salvini, e chi preferisce andarci piano, come il drappello di «dissidenti» M5s che sul caso Diciotti aveva dato filo da torcere al governo: «Aspettiamo le carte».
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