Le inchieste del magistrato e la pista legata a Villa Osio

Il giorno dopo la sparizione avrebbe testimoniato sulle società di Nicoletti

Le inchieste del magistrato e la pista legata a Villa Osio
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È il 2 luglio del 1994 quando il giudice Paolo Adinolfi, 52 anni, saluta la moglie ed esce di casa, nel quartiere Farnesina. "Torno per pranzo" dice. È un sabato, il giorno dopo sarebbe dovuto andare a Milano da un collega, il pm Carlo Nocerino, e rivelare legami tra settori civili deviati e società immobiliari fantasma legate al boss Enrico Nicoletti.

Adinolfi lavora per anni alla sezione Fallimentare del Tribunale Civile, da 20 giorni è alla Corte d'Appello. La moglie Nicoletta e i figli Giovanna e Lorenzo la sera stessa denunciano la sua scomparsa. È la Procura di Perugia, competente sui magistrati, a condurre dal 12 luglio le indagini assieme alla squadra mobile capitolina. Adinolfi avrebbe lasciato la sua auto, una Bmw, al villaggio Olimpico per proseguire con i mezzi pubblici. Prima, però, passa per la biblioteca del Tribunale Civile, da lì raggiunge lo sportello bancario interno dove effettua un trasferimento di denaro.

Alle 11, dopo esser passato in Procura, a piazzale Clodio, entra in un ufficio postale al Flaminio da dove spedisce un vaglia da 500mila lire alla moglie. Testimoni raccontano di averlo visto, poi, salire su un bus diretto a casa della madre, al quartiere Parioli. Nella cassetta postale del genitore la polizia trova le chiavi di casa e della sua auto. Sono gli ultimi movimenti del giudice, dopo più nulla. Adinolfi, sottolineano gli investigatori, non avrebbe problemi familiari tantomeno lavorativi, occupandosi per anni di questioni di natura civilistica. Nessuna minaccia o tentativo di estorsione, nessuna storia extraconiugale. Alcuni testimoni sono certi di averlo visto ai Parioli ma su un altro autobus diretto alla stazione Termini.

Fra le piste seguite quella del malore, del rapimento legato ai casi di cui si era occupato, addirittura di una scomparsa provocata dalla perdita di memoria. In 31 anni le indagini di Perugia vengono chiuse tutte con l'archiviazione. Al 113 arrivano decine di segnalazioni, tutte fasulle. Indiscrezioni parlano anche di uno strano incontro fra Adinolfi e "un amico, forse un avvocato, con il quale avrebbe anche parlato su un autobus". La pista più concreta resta quella legata a villa Osio. "C'era un progetto edilizio di ristrutturazione di una dépendance - spiega l'ex giudice Otello Lupacchini - per realizzare un salone che si apriva su una catacomba. Questa doveva essere restaurata e diventare il prolungamento del salone facendo assumere alla dependance un valore molto più alto". Ma alla scomparsa di Adinolfi il piano viene accantonato. "Strano che Nicoletti - prosegue Lupacchini - abbia rinunciato, riempiendo di detriti l'intera catacomba, 500 metri di lunghezza, facendo così perdere valore all'immobile.

C'è un nesso temporale tra la scomparsa di Adinolfi e il fatto che il magistrato fosse il giudice delegato del fallimento di Ambra Assicurazione, su cui aveva interessi anche la Camorra. Dal fallimento vengono sottratti 4 miliardi che confluiscono nelle tasche di Nicoletti. Soldi investiti nella realizzazione della prima multiproprietà del nord-est a Marilleva".

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