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Incognita astensione sulle suppletive bis. Il centrodestra con Matone tenta il ribaltone

Campagna elettorale in sordina in un collegio storicamente di sinistra

Incognita astensione sulle suppletive bis. Il centrodestra con Matone tenta il ribaltone

Un voto più segreto degli altri. Oggi a Roma urne aperte per le elezioni suppletive della Camera dei deputati: si sceglie il successore di Roberto Gualtieri, eletto sindaco dem della Capitale, e in ballo c'è il seggio del collegio Roma 1, oltre all'ultimo posto come grande elettore del Capo dello Stato. Mica bruscolini, eppure la notizia è passata quasi inosservata. In corsa, cinque candidati. Il Pd, che parte favorito perché il seggio di Roma centro è da tempo suo appannaggio, aveva offerto il posto a Giuseppe Conte, ma dopo il «no» dell'ex premier a inizio dicembre, la scelta è caduta su un nome poco noto, Cecilia D'Elia, già coordinatrice della segreteria del partito quando a guidarlo era Zingaretti: la più classica delle risorse interne. Niente nomi per il Movimento 5 Stelle, che ha scelto di saltare il giro, mentre a certificare la spaccatura nel centrosinistra ecco che Italia Viva schiera Valerio Casini, 33enne consigliere comunale, primo degli eletti con la lista di Carlo Calenda che, infatti, lo appoggia. Compatto, invece, il centrodestra con la Lega, Forza Italia e Fdi stretti intorno al nome di Simonetta Matone, già candidata come vicesindaco con Michetti al Campidoglio (ed eletta capogruppo del Carroccio con 4.800 preferenze), che ha scelto di fare campagna elettorale «senza insegne di partito e bandiere», come ha spesso ribadito l'ex magistrato. Infine, ecco il candidato civico Lorenzo Vanni, imprenditore di Prati, e Beatrice Gamberini che corre per Potere al Popolo.

L'incognita più grande è quella dell'affluenza, prevista ai minimi storici. Già due anni fa, quando venne eletto Gualtieri (sempre in una suppletiva, per sostituire Paolo Gentiloni chiamato a fare il commissario Ue), non si arrivò al 18% degli oltre 190mila aventi diritto. E a questo giro il timore è che si scenda anche al di sotto di quel dato. «Forse il Pd tifa per l'astensionismo, sperando che votino solo le truppe cammellate», scherza la Matone, che però nel corso di questa campagna elettorale ha raccontato di aver sentito un «grande entusiasmo». Lei punta su un curriculum impeccabile, e spera di fare lo sgambetto al Pd proprio in un suo feudo storico, dove peraltro i candidati eletti, come si diceva a proposito di Gentiloni prima e Gualtieri poi, sembrano avere la tendenza a dimettersi per andare verso altri lidi politici. E chissà che la candidatura «di apparato» scelta dai dem, il frazionamento del centrosinistra e la scomparsa dai radar dei pentastellati, in combinato disposto con un voto «per pochi intimi», non possa invece finire per favorire l'ex magistrato, che di suo s'è impegnata ogni giorno sul territorio, incontrando i romani nei mercati e nelle piazze.

La risposta, comunque, non si farà attendere: le urne si chiuderanno oggi alle 23, e poco dopo sapremo chi prenderà il posto di Gualtieri a Montecitorio.

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