Dieci bombe, identica fabbricazione. Dal centro di Roma ai paesini sperduti nel viterbese e del reatino. A una settimana dalle prime esplosioni l'Unabomber fa paura. Tre plichi esplosivi sono stati intercettati tra martedì e mercoledì negli uffici postali alle porte della capitale. Il quarto, a Fabrica di Roma, esplode nelle mani di una donna di 77 anni, Rita Vargiu, moglie di un agente di polizia penitenziaria in pensione. Il pacco, però, era inviato al figlio, un barbiere di 37 anni che non avrebbe legami con le altre vittime. La prima lettera al tritolo esplode nelle mani di un'impiegata al centro di smistamento postale di Fiumicino aeroporto ma è indirizzata a Daniela Carmicelli, medico del reparto di Epidemiologia del policlinico di Tor Vergata. È la notte fra il primo e il due marzo. Lo stesso giorno la busta imbottita formato A4 finisce fra la posta di Rosa Quattrone, 54 anni, funzionario Inail residente a Colle Salario e in quella di Elisabetta Meucci, 68 anni, medico in pensione ed ex insegnante di biochimica all'Università del Sacro Cuore, policlinico Gemelli, alla Balduina. Esplodono ferendole agli arti. Una cellula terroristica che vuole colpire professionisti legati a Nato e Aeronautica militare? Digos e Ros fanno un vertice con il procuratore aggiunto Francesco Caporale, esperto di eversione. Tutte e tre le vittime e i falsi mittenti sono donne. Le destinatarie conoscono il nome fasullo sulla busta tanto da fidarsi e aprirla. Le lettere vengono spedite da Roma ma la provenienza indicata è Bologna. La quarta bomba confermerebbe in parte la pista anarco insurrezionalista. Ma lascia spazio all'ipotesi del folle. Il destinatario è l'avvocato Paolo Giachini, legale di Erich Priebke, l'ufficiale delle SS condannato per la strage delle Fosse Ardeatine. Giachini consegna la busta arrivata in via Baldo degli Ubaldi ai carabinieri. All'interno stesso congegno delle altre: una scatola di legno con polvere pirica e un innesco realizzato con una pila e il filamento di una lampadina. Perché colpire Giachini dopo anni dal processo all'ex criminale nazista? Non solo. Anche in questo caso manca una rivendicazione. Un fatto anomalo: i terroristi siglano sempre gli attentati. La quinta bomba arriva lunedì in via Binachi, a Palombara Sabina. Attilio Bombelli, 54 anni, la mattina fa il custode in uno stabile a Vigna Clara. Anche in questo caso l'Unabomber colpisce Roma Nord anche se la lettera viene recapitata in provincia. L'uomo non avrebbe legami con le altre vittime. Sulla lettera il mittente ha il suo stesso cognome ma il nome è ancora quello di una donna. Bombelli non la conosce, si insospettisce e chiama i carabinieri. La città di residenza questa volta è Firenze anche se anche la lettera è sempre spedita dalla capitale. Un rebus. Mercoledì torna la paura, quando la sesta bomba esplode in via della Mola, a Fabrica. Si torna a parlare di anarchici del Fai. I carabinieri di Viterbo inviano l'informativa ai colleghi del Ros.
Passano 24 ore: intercettate e fermate altre quattro bombe nei centri di smistamento postale di Rieti, via Tancia, di Castel Madama, via Empolitana, di Ronciglione, sulla provinciale per Caprarola, e nello scalo di Fiumicino, lo stesso del primo pacco.
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