Questa mattina aule deserte e migliaia di persone in piazza per dire no alla buona scuola di Renzi. Docenti, dirigenti scolastici, studenti, personale amministrativo, tecnico e ausiliario dei vari sindacati, tutti uniti contro il disegno di legge in corso di approvazione in Parlamento. Ci saranno manifestazioni in sette città, cortei e flash mob, centinaia le scuole chiuse dal nord al sud Italia. E per paura che alcune forme di protesta possano radicalizzarsi, il Dipartimento della pubblica sicurezza ha inviato una circolare ai prefetti e ai questori per sottolineare la necessità di disporre adeguati servizi di controllo del territorio invitando a fare particolare attenzione alle sedi istituzionali e di governo.
Tra i pochi professori che si faranno trovare in classe dagli alunni c'è Agnese Landini, la moglie del premier, insegnante part time dell'istituto superiore Ernesto Balducci di Pontassieve (Firenze). Per lei niente sciopero. Gli altri tutti in piazza. A Milano, Aosta, Catania, Palermo, Roma, Bari e Genova. Sui palchi saliranno i segretari generali delle sigle sindacali più rappresentative della scuola (Flc Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda) che hanno invocato lo stop alle lezioni in maniera unitaria per la prima volta dal 2007. Chiederanno che il provvedimento venga cambiato. In particolare vogliono l'immediata immissione in ruolo dei precari, il rinnovo del contratto nazionale bloccato da sette anni e una profonda modifica dei poteri che sarebbero assegnati al dirigente scolastico. Il sottosegretario all'Istruzione, Davide Faraone, minimizza su Facebook : «In piazza ci sarà una minoranza del Paese, la più chiassosa». Faraone è aperto al confronto, ma dice basta alle bugie. «Il sindacato - sostiene - sta facendo di questo sciopero la battaglia della vita, avvelenando i pozzi. Hanno scelto di combattere contro 100mila assunzioni, 3 miliardi sulla scuola, la fine definitiva di un modo di assumere iniquo e ingiusto. Se la battaglia della vita deve essere, che almeno non raccontino fandonie». Il ministro Stefania Giannini, invece, pur affermando di rispettare tutti gli scioperi come «strumento di legittima manifestazione di dissenso», si dice «perplessa» per i motivi che hanno portato alla protesta di oggi. «I punti su cui si sciopera - spiega - sono estranei a quello che vogliamo fare con la buona scuola, cioè autonomia scolastica e potenziamento dell'offerta formativa». Vorrebbe che si entrasse nel merito, che si valutasse il contenuto della riforma prima di criticarla. «Noi vogliamo una scuola - dice - in cui l'autonomia nei singoli istituti sia la base e in cui ci sia la possibilità di un'offerta formativa, di un piano educativo per gli studenti e non delle esigenze soltanto organizzative». E al leader della Cgil Susanna Camusso che ha bocciato la riforma in quanto a suo dire questa è una scuola per ricchi, il ministro risponde che «forse non ha letto il disegno di legge».
Lo scorso 18 aprile a Roma i sindacati avevano già manifestato con le Rsu della scuola. Tra le loro richieste c'è anche quella di stralciare il piano di assunzioni di 100.700 insegnanti precari dal ddl perché vogliono essere sicuri che queste assunzioni avvengano, come previsto dal governo, a settembre di quest'anno e perché ritengono che così il Parlamento avrebbe più tempo per discutere il resto del provvedimento.
Il premier Renzi, però, ha fatto sapere che non ha intenzione di stralciare le assunzioni. La Commissione Cultura sta lavorando a ritmi serrati e ieri l'Aula della Camera ha approvato la proposta della presidenza di concludere l'esame del ddl scuola entro il prossimo 19 maggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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