Economia

Interessi, tassi, fidi: la banca è una giungla Ecco come difendere i conti correnti

Il libro «Contro gli abusi delle banche» spiega cosa fare per far valere i propri diritti tra commissioni e soprusi E per ottenere trasparenza non bisogna litigare per forza

Interessi, tassi, fidi: la banca è una giungla Ecco come difendere i conti correnti

Anche se pensiamo di aver letto bene tutte le clausole degli accordi stipulati con la banca, ci sono dettagli che possono sfuggirci. In Italia si contano circa 38 milioni di conti correnti e c'è chi ritiene che nella metà dei rapporti bancari - tra depositi, mutui e prestiti - il cliente possa avere qualcosa da rivendicare al proprio istituto di credito. Mario Bortoletto, autore prima de La rivolta del correntista e ora di Contro gli abusi delle banche (entrambi per Chiarelettere), ha raccolto una casistica abbondante in questo senso. Ecco le informazioni fondamentali da conoscere e qualche dritta per non subìre la gestione del nostro denaro, ma parteciparvi. E per difenderci da pratiche talvolta vessatorie: perché quello che le banche non dicono, spesso, assottiglia i nostri risparmi. Più o meno legalmente.

CONOSCI IL TUO CONTO

Monitorare spese ordinarie, rendimenti, tassi applicati è la prima abitudine da prendere per evitare sorprese e soprusi. Tenendo presente che il conto corrente ordinario è un servizio, non uno strumento per far fruttare i nostri soldi: i rendimenti sono molto scarsi, talvolta pari a zero. Il servizio invece ha un costo, di cui non sempre siamo consci. Possiamo scoprirlo guardando l'ISC (Indicatore sintetico di costo), che raccoglie tutte le spese nell'arco di un anno. Si trova nell'estratto conto di dicembre (sebbene non proprio in evidenza), oppure lo si può chiedere alla propria banca. Una volta sotto mano, possiamo confrontarlo con gli ISC-tipo del profilo cui apparteniamo: giovani/famiglie/pensionati, a bassa/media/alta operatività.

COMMISSIONI SALATE

Sono spesso le commissioni a far schizzare verso l'alto l'addebito complessivo. La più insidiosa è la CIV, commissione di istruttoria veloce, introdotta nel 2012 (governo Monti) in sostituzione della vecchia commissione di massimo scoperto. È una tassa fissa che scatta quando si va in rosso sul conto o quando si sconfina dal fido bancario per più di 500 euro, oppure per un importo inferiore ma protratto per oltre sette giorni (attenzione però: la regola dei sette giorni vale solo una volta a trimestre, se sforate più volte nell'arco dei 3 mesi la CIV scatta subito). Sono soldi dovuti alla banca per la messa a disposizione del cliente di somme di denaro. Gli importi dovuti possono essere salatissimi: sforare per un solo giorno, anche di 501euro, può costare 50 euro, che salgono a 85 euro per le imprese. Un po' come un tasso di interesse molto alto. La soluzione? Evitare di andare in rosso. Se si ha bisogno di liquidità, meglio cercare di ottenere un prestito.

INTERESSI E TRASPARENZA

Regola generale per conti, mutui, prestiti: i tassi di interesse passivo vanno indicati in modo esplicito, o devono essere chiari i criteri in base ai quali vengono calcolati. Non è sempre così: nei rapporti bancari stipulati prima del 2000 a volte compare un vago riferimento alle «condizioni praticate sulla piazza»: clausole di questo tipo sono nulle, ha chiarito la Cassazione. Come nullo è l'aumento unilaterale dei tassi: va sottoscritto dal cliente. Ma l'aspetto più infido in materia di interessi è l'anatocismo, il calcolo di nuovi interessi passivi sugli interessi preesistenti: la banca, cioè, ogni tre mesi ricapitalizza l'interesse, applicando il tasso non sul solo capitale iniziale, ma su quello «nuovo» nel quale sono inclusi gli interessi già maturati. Si calcola che circa 30 gruppi bancari adoperino questa pratica, anche se è vietata. Nonostante i numerosi tentativi legislativi di reintrodurre l'anatocismo bancario, la regola resta quella prevista già nel codice civile, per cui (art. 1283) «gli interessi maturano solo sul capitale dovuto e non anche sugli interessi precedentemente maturati».

VALUTA EFFETTIVA E VALUTA BANCARIA

Sia nel calcolo di interessi attivi e passivi, che nell'applicazione della CIV, c'è un «giochetto» frequente che va a discapito del correntista: gli istituti non guardano alla valuta effettiva, cioè la data in cui in concreto avviene l'accredito o l'addebito (oggi, grazie ai sistemi telematici, in tempo reale), ma alla valuta bancaria. Così le operazioni di accredito, che generano interessi positivi per il cliente, vengono contabilizzate alcuni giorni dopo la data effettiva. Mentre le operazioni a debito vengono talvolta contabilizzate persino prima della loro reale esecuzione, con il risultato che il cliente matura più giorni di interessi passivi, inclusi quelli in cui il denaro è ancora materialmente sul suo conto. Come difendersi? Non esiste una normativa ad hoc, bisogna rivolgersi a un consulente per ottenere il riconteggio delle valute effettive.

MEDIARE O LITIGARE?

Una volta individuati quei magheggi, smascherati i quali si scopre di essere non debitori, bensì creditori della banca, che fare? Conviene di più trascinare l'istituto in tribunale o trovare un accordo? Chi ci è passato consiglia, quando possibile, di mediare. È vero che gli istituti di credito godono di un potere contrattuale maggiore, ma è vero anche che sono i primi ad avere interesse a transare: la controversia ha un costo sotto il profilo reputazionale, d'immagine, e le lungaggini processuali espongono al rischio di non recuperare, nel breve-medio periodo, neanche un euro. Se invece scegliete di denunciare e riuscite a dimostrare di essere vittima di usura da parte della voistra banca, potreste ottenere anche un mutuo senza interessi e/o la sospensione dei termini degli atti esecutivi avviati dalla banca.

Twitter @giulianadevivo

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