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"Intesa con Tunisi solo a fine anno". L'Italia si prepara a 15mila sbarchi

Missione della Lamorgese: dai rimpatri allo smantellamento di trafficanti, tracciate le prime linee guida. Ma la Tunisia batte cassa. E senza accordo con la Ue si va verso un'altra invasione

"Intesa con Tunisi solo a fine anno". L'Italia si prepara a 15mila sbarchi

Italia e Tunisia apriranno «una linea diretta dedicata» per lo scambio di informazioni sulle partenze dei natanti carichi di migranti. Assieme combatteremo le reti di trafficanti e investiremo in Tunisia per dare lavoro ai giovani evitando che si imbarchino verso l'Italia. Pure i rimpatri dei tunisini che arrivano da noi saranno più flessibili. Il tutto suggellato da un grande accordo di partenariato strategico fra l'Unione europea e Tunisi, che però si chiuderà, se va bene, a fine anno, dopo l'estate. La solita beffa, così subiremo i 15mila arrivi (3mila sono già sbarcati) previsti dalla Tunisia nel 2021, grazie ad analisi e fonti di intelligence. La stessa commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, in missione ieri a Tunisi con il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, aveva poche ore prima dichiarato a Repubblica che l'accordo «non lo firmeremo durante questa visita, ma spero di arrivarci entro la fine dell'anno».

Lamorgese e Johansson hanno incontrato il capo del governo tunisino, Hichem Mechichi, responsabile ad interim del ministero dell'Interno e il presidente, Kais Saied. Purtroppo i due si fanno da tempo una guerra politica, che ha provocato lo stallo con il capo dello Stato che non riconosce la formazione del nuovo governo. Stallo che si riflette sulla crisi economica e sociale, favorendo l'esodo verso l'Italia.

Lamorgese ha annunciato l'attivazione immediata di una «linea diretta dedicata» con l'Italia per segnalare i «bersagli» ovvero i natanti che partono e dovrebbero venire intercettati e riportati indietro. «Non basta - spiega una fonte del Giornale in prima linea nella lotta all'immigrazione clandestina dal mare - Bisogna lanciare una collaborazione importante con nostri uomini in Tunisia e loro personale a bordo delle unità navali italiane a ridosso delle acque territoriali. L'obiettivo è che i tunisini portino indietro i migranti».

Lo scorso autunno sul tavolo del Viminale e della Difesa c'era un piano per dispiegare aerei e navi al fianco della Marina tunisina per fermare i migranti. Non solo: era pronto un mini contingente che avrebbe dovuto affiancare la catena di comando e controllo a Tunisi, ma poi saltò tutto perché non si trovò l'accordo sullo status diplomatico dei militari. «Basterebbe una settimana di operazioni ben fatte con i tunisini e non parte più nessuno» dichiara la fonte del Giornale.

Lamorgese ha ribadito «il comune interesse dell'Italia e della Tunisia a smantellare il business criminale dei trafficanti di migranti». E l'obiettivo di dare speranza al futuro dei giovani tunisini «incentivando lo sviluppo delle realtà economiche». Il grosso dovrebbe farlo l'Europa. «Con la commissaria Johansson abbiamo affrontato questa seconda missione - spiega Lamorgese che era già stata a Tunisi lo scorso 17 agosto - per poter finalmente tracciare insieme alle autorità tunisine le grandi direttrici politiche lungo le quali si dovrà sviluppare il partenariato strategico tra Unione europea e Repubblica tunisina».

Il problema è che la Tunisia, dopo i 6 miliardi di euro concessi alla Turchia, per arginare la rotta balcanica, vuole un accordo economico adeguato. Nel frattempo Johansson continua ad inseguire la chimera della «ricollocazione volontaria» dei migranti da parte dei paesi Ue.

La riesumazione degli accordi di Malta auspicata da Lamorgese è altrettanto inutile.

Grazie al tanto citato patto dall'ottobre 2019 al marzo 2021 l'Italia ha ricollocato nella Ue un ridicolo 2,2% dei migranti sbarcati.

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