Il punto di non ritorno nella contesa energetica tra i paesi dell'Ue e la Russia è arrivato nel tardo pomeriggio della giornata di ieri con l'annuncio di Gazprom di uno stop a tempo indeterminato del gasdotto Nord Stream che sarebbe dovuto ripartire oggi dopo tre giorni di manutenzione. L'azienda russa ha annunciato che il Nord Stream sarà completamente fermo fino a quando una turbina non sarà riparata affermando di aver scoperto "perdite di olio" durante le operazioni di manutenzione. La notizia arriva al termine di una giornata in cui il mercato del gas aveva registrato un calo rispetto ai giorni passati chiudendo a 214,67 euro al megawattora, ben al di sotto degli oltre 300 euro dei giorni passati, mentre ora bisognerà attendere la riapertura dei mercati per vedere l'esito della decisione russa.
Nonostante non sia la prima volta dall'inizio della guerra in Ucraina che le forniture del gasdotto sono sospese, la novità più importante riguarda l'assenza di una scadenza temporale nell'annuncio di Gazprom. Già a luglio per una decina di giorni c'era stata un'interruzione dei flussi, ufficialmente a causa dell'assenza di una turbina Siemens in riparazione in Canada. Nonostante Germania e Canada avessero allentato le sanzioni per permettere di inviare le turbine a Gazprom, la compagnia russa non aveva mai voluto indietro il pezzo mancante a testimonianza che l'interruzione era dovuta a motivazioni politiche e non tecniche.
L'obiettivo dei continui stop al Nord Stream è infatti il mandato che il Cremlino ha dato a Gazprom di destabilizzare le quotazioni di gas europee. Non è un caso che l'annuncio dello stop sia arrivato al termine di una giornata in cui il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha affermato: Sono della ferma convinzione che è tempo di un tetto al prezzo del gas dai gasdotti russi in Europa. Parole a cui il portavoce del Cremlino Dimitry Peskov ha ribattuto: Se i paesi ostili metteranno un tetto ai prezzi sulle risorse energetiche russe, Mosca fornirà petrolio solo ai paesi che si adeguano alle condizioni del mercato.
Il riferimento è alla decisione dei paesi del G7 di un price cap al petrolio. L'accelerazione sul tetto al prezzo preoccupa Mosca al punto che, dopo le dichiarazioni di Peskov, è avvenuto lo stop a oltranza del gasdotto. D'altro canto il vice capo del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev non ha usato giri di parole sostenendo che, se i paesi europei dovessero approvare un tetto al prezzo del gas: «il gas russo non ci sarà più in Europa». La strategia di Mosca è impedire che i paesi dell'Ue possano riempire gli stoccaggi e, se il Cremlino è convinto che l'Europa non passerà l'inverno con facilità senza il gas russo, diversa è la valutazione a Occidente.
L'obiettivo italiano è riempire gli stoccaggi al 90% in vista dell'inverno e ad oggi siamo all'83%. Il problema, come testimonia una recente ricerca di Ispi, è che le quantità di gas finora accumulate arrivano a coprire solo il 20% dei consumi annui di Italia e Germania. Per quanto gli stoccaggi non debbano colmare l'intero fabbisogno di gas, è una percentuale molto bassa specie se paragonata al 64% dell'Austria. Secondo gli esperti di Algebris, anche qualora fossero riempiti al 100% della capacità, gli stoccaggi non risultano sufficienti a coprire il consumo di gas. Da qui l'importanza di diversificare i fornitori sebbene, secondo il presidente di Enel Francesco Starace, il livello degli stoccaggi del gas ci consentiranno di avere un inverno tranquillo.
Ora la partita energetica si gioca su questo piano: gli stoccaggi dei paesi europei saranno sufficienti per l'inverno? Mosca scommette di no, Bruxelles è convinta che la diminuzione dei consumi unita a un probabile tetto al prezzo del gas, possano farci arrivare alla primavera 2023 in cui la diversificazione dei fornitori renderà l'Europa definitivamente indipendente dal gas russo.
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