Iran al voto, l'affluenza spaventa il regime: "L'assenza alle urne renderà felici gli Usa"

Urne aperte fino alle 22, l'appello su Twitter: "Ogni voto è un proiettile"

Iran al voto, l'affluenza spaventa il regime: "L'assenza alle urne renderà felici gli Usa"

Teheran Alla fine i seggi hanno chiuso alle dieci, dopo due rinvii e quattro ore oltre il previsto, una mossa decisa dall'autorità forse per far aumentare l'affluenza, la vera posta in gioco nel voto di ieri per rinnovare il Majlis, il parlamento della Repubblica islamica.

Dopo che il Consiglio dei Guardiani ha selezionato candidati quasi tutti vicini alla linea più dura del regime, l'esito è dato per scontato, una vittoria dei conservatori. Una partecipazione troppo bassa, soprattutto sotto la soglia del 50 per cento, sarebbe stata però uno schiaffo.

La dirigenza ha spinto gli iraniani alle urne in tutti i modi, per compattare il Paese di fronte a una crisi economica senza precedenti a tensioni con gli Stati Uniti che sono esplose dopo l'uccisione del generale dei Pasdaran Qassem Suleimani. E adesso alla doppia crisi si è aggiunta l'emergenza Coronavirus, con 4 morti e 18 contagiati. Il dato dell'affluenza, ieri a tarda sera, non era stato però ancora comunicato, mentre i risultati nelle province più piccole dovrebbero essere comunicati a partire da oggi. Per le grandi città potrebbero essere necessarie almeno 72 ore.

La guida suprema Ali Khamenei è stato fra i primi a presentarsi al seggio e a lanciare nuovo appello al voto. Ha poi sottolineato che «chi ha a cuore l'interesse nazionale deve partecipare alle elezioni» e ha ribadito che «votare è un dovere religioso». Il presidente riformista Hassan Rouhani si è lamentato del fatto che troppi candidati a sé vicini fossero stati esclusi dalla competizione. Ma ha comunque sollecitato gli iraniani a esprimere il loro voto per «opporsi all'imperialismo globale, per i nostri figli». «Dovremmo sapere che la nostra presenza di massa e le code entusiaste - ha ribadito in una riunione - sconvolgeranno l'America, mentre la nostra assenza renderà felice l'America».

Molti iraniani però hanno minacciato di boicottare il voto proprio per l'esclusione dei candidati moderati. In tanti sono disillusi dallo stato dell'economia, e dall'incapacità del regime di mantenere le promesse soprattutto di migliorare le libertà civili.

Anche le recenti repressioni di novembre sui manifestanti antigovernativi hanno approfondito il divario tra la popolazione e le classi dirigenti. Ma c'è da tenere in conto che queste sono le prime elezioni da quando gli Stati Uniti hanno rinnovato le sanzioni sul Paese, mettendo in ginocchio la sua economia.

Il conflitto tra le due fazioni interne si sono fatte sentire anche sui social. I sostenitori di Khamenei hanno pubblicato gli hashtag «un forte majlis» e «prendo parte perché», oppure «ogni voto è un proiettile nell'occhio del nemico». Invece gli iraniani critici con il regime hanno commentato con gli hashtag «non voto» e «nessun voto».

Secondo molti analisti il fatto che l'Iran abbia elezioni, sebbene in parte controllate, è

utilizzato per dimostrare che la Repubblica islamica è più legittima di altri Paesi della regione. E questo è particolarmente importante dopo che le autorità hanno represso brutalmente l'ondata di proteste di novembre scorso.

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