Islam, Sesto San Giovanni vieta il burqa negli uffici pubblici

Il sindaco Di Stefano: "D'ora in poi, negli edifici pubblici, è vietato l'ingresso col volto coperto". Niente burqa e nijab per le islamiche

Islam, Sesto San Giovanni vieta il burqa negli uffici pubblici

Sesto San Giovanni vieta i veli più pesanti negli uffici pubblici. «D'ora in poi, negli edifici pubblici, è vietato l'ingresso col volto coperto - ha annunciato ieri il sindaco, Roberto Di Stefano (Forza Italia) - La norma è contenuta nel nuovo regolamento di polizia urbana e segue la legge regionale sul tema. Vietato, negli uffici comunali, l'accesso a chi porta il casco, passamontagna, burqa e nijab».

Da oggi, quindi, nel popoloso Comune del Nord Milano non si potrà più entrare in uno sportello comunale con un velo che copra il volto, mentre non viene vietato - a quando risulta - il più discreto «hijab», il velo che più frequentemente viene utilizzato nelle strade e nei quartieri più densamente abitati da residenti arabo-musulmani. Con questa norma regolamentare l’amministrazione comunale di Sesto, secondo Comune del Milanese per numero di abitanti, segue le disposizioni adottate due anni e mezzo fa dalla giunta di Regione Lombardia. Era il 2 gennaio 2016 quando comparvero negli ospedali lombardi i primi cartelli esplicativi del divieto: «Per ragioni di sicurezza - si leggeva - è vietato l’ingresso con volto coperto». E il messaggio era tradotto in inglese, francese e arabo, con tre immagini esplicative: un burqa, un niqab e un casco integrale con una «X» sopra. Anche il divieto di Sesto fa riferimento alla sicurezza: «Un'altra decisione per la sicurezza dei cittadini» ha detto proprio il sindaco, pubblicando una foto che lo ritrae insieme al capo dei vigili e all’assessore alla Sicurezza Claudio D’Amico.

Non sono molti i casi di simili divieti, anche perché la normativa legislativa nazionale in materia lascia dei margini di discrezionalità, tant’è vero che nel 2016, poco dopo l’entrata in vigore delle norme lombarde, l’allora governatore Roberto Maroni invitava ad «applicare in tutte le Regioni» il divieto introdotto in Lombardia.

Il caso di Sesto è particolarmente interessante non solo perché Di Stefano, un anno fa, ha strappato al Pd un Comune che fin dal dopoguerra era in mano alla sinistra, ma anche perché a Sesto, e precisamente in via Luini, era prevista l’edificazione della

moschea più grande della Lombardia - o forse del Nord Italia - secondo un progetto che il sindaco di Forza Italia ha fatto bloccare per ragioni tecniche, fra le proteste della sinistra e i ricorsi del centro islamico locale.

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