Israele oltre l'emergenza. Al via asili, negozi e hotel

Il Paese abituato alle maschere (antigas)

Israele oltre l'emergenza. Al via  asili, negozi e hotel

Israele, con la maschera e i guanti, si avventura nello sconosciuto mondo della ripresa. Per ora si può dire che abbia attraversato il fuoco alla grande: con circa la stessa popolazione della Svezia, intorno ai 10 milioni, ha avuto 237 morti (su circa 10mila malati) contro 2500; il Belgio, che conta 11 milioni di abitanti, purtroppo ha subito 7500 lutti, 34 volte quelli di Israele. E da questo fine settimana si ricomincia, con preoccupazione e speranza, a vivere: ci si può avventurare sui mezzi pubblici lontano da casa e persino fuori città; il lavoro riprende negli uffici, nei negozi e nelle officine, con numeri chiusi e cautele; si può andare al mare senza fare il bagno, dai nonni, ma senza abbracciarli; in uno spazio aperto 20 persone possono riunirsi; domani riaprono, oltre ai negozi di strada, anche i grandi centri acquisti e gli alberghi. E mentre le scuole sono tornate domenica scorsa a funzionare per la gran parte, fra due giorni si riaprono persino gli asili.

Tutto con restrizioni, distanziamento, igiene e mascherine. E anche con molta confusione, la gente qui come ovunque insiste per aver chiarimenti ulteriori. E per ricevere il più rapidamente possibile il contributo fino a 10mila shekel per commercianti e lavoratori che si autocertificano, ottenuta secondo il governo già da 190mila cittadini. «Le verifiche le faremo tutte più avanti» ha detto Netanyahu preoccupato ma deciso nel riaprire la vita bloccata da due mesi.

Israele non si impressiona per le mascherine: al tempo di Saddam Hussein la gente girava per le strade con la maschera antigas appesa al braccio, e la sirena spesso annunciava un bombardamento. L'isolamento, per chi conosce come tutti i rifugi e le istruzioni del fronte interno, è triste, difficile, ma non spaventoso. Il Paese ha risposto con la solita unità, con le lezioni e i «webinar» di ogni genere, cucina, ginnastica, Torah, oltre che con la solita verve polemica, alla spinta insistente del governo all'ubbidienza e alla resistenza. Netanyahu ha chiuso alle prime avvisaglie ai voli dall'estero, ha subito imposto la quarantena a chiunque arrivasse dall'estero sopportando le accuse di essere un dittatore, ha optato per la segregazione quando i numeri sono schizzati dopo la festa del Purim il 9 di marzo, il governo ha separato i giovani dagli anziani. Per trovare i macchinari per la respirazione, i medicinali, le maschere si è sguinzagliato il Mossad, che ha fatto acquisti in vari angoli del mondo. E anche con lo Shabbach si sono applicati sistemi antiterrorismo di individuazione dei malati, in anticipo su tutto il mondo.

Netanyahu alla tv non si è stancato di mostrare come lavarsi le mani e come tenere la distanza. Intanto l'esercito si trasformava in sistema sanitario complementare. E la ricerca scientifica è tutta in moto per realizzare un vaccino. Sembra che quasi ci siamo.

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