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Italia, c'è posta per te L'Ue richiama Renzi su tasse e previdenza

In arrivo la missiva della Commissione con le raccomandazioni sui conti. Preoccupa il pagamento degli arretrati sulle pensioni

Italia, c'è posta per te L'Ue richiama Renzi su tasse e previdenza

Un postino con una lettera proveniente da Bruxelles sta per bussare alla porta di Palazzo Chigi. E il contenuto della missiva in arrivo non è affatto rassicurante per il premier Matteo Renzi: la Commissione europea vuole vederci chiaro sullo stato delle finanze pubbliche italiane e vuole sapere quali saranno gli effetti, in termini di saldi di bilancio, della sentenza della Consulta che ha sbloccato l'indicizzazione delle pensioni.

È questo il primo dei sette punti contenuti nella consueta lettera di raccomandazioni dell'esecutivo comunitario, che sarà adottata collegialmente nella riunione di mercoledì prossimo 13 maggio, ma che già da lunedì sarà consegnata a mano ai capi di gabinetto. Come detto, il primo punto all'esame, secondo quanto si apprende da fonti bene informate, sarà il rispetto del fiscal compact , cioè la garanzia di una correzione-extra per i Paesi sovraindebitati come l'Italia. Il governo Renzi a novembre è riuscito a ottenere uno sconto: anziché lo 0,5% deve garantire un risparmio annuo dello 0,25 per cento, circa 3 miliardi di euro. Nel 2014 si è usato il trucco del Fondo «taglia-tasse»: il capitolo di bilancio destinato a eventuali diminuzioni della pressione fiscale utilizzato, invece, per fare economia. Quest'anno ci vogliono misure strutturali. Il Def è ancora sub judice anche se le stime di primavera della Commissione hanno incorporate le previsioni macroeconomiche di Palazzo Chigi. Quindi i tecnici del presidente Jean-Claude Juncker intendono sapere se Roma vuol tenere la barra dritta e come intende pagare quella decina di miliardi (come minimo) da garantire ai pensionati senza fare extradeficit e continuando a rispettare il Fiscal Compact «ammorbidito».

Anche il secondo punto non sarà facilmente «digeribile» per Renzi e per il ministro dell'Economia Padoan. La Commissione avrebbe, infatti, intenzione di chiedere quale sia lo stato dell'arte della riforma fiscale. L'esercizio della delega è in fieri poiché la scadenza è stata prorogata al 30 settembre, ma a Bruxelles interessa molto la riforma del catasto che è strutturale per il raggiungimento dell'obiettivo comunitario di spostare il prelievo dal lavoro (imposte dirette) ai beni improduttivi. Renzi e Padoan dovranno ulteriormente spiegare come intendono procedere alla revisione dell'imposizione sulle rendite. Il terzo rilievo riguarda la spending review , ma molto probabilmente il premier non subirà una tirata d'orecchie virtuale perché, formalmente, l'Italia rispetta le regole e quindi, ancorché si voglia privilegiare la spesa per investimenti, l'eccesso di spesa corrente (vedi alla voce «infornata di precari nella scuola») non dovrebbe essere sanzionata.

In quarto luogo, il tema del lavoro. Il Jobs Act a Bruxelles è piaciuto, ma ora la Commissione chiede a che punto si sia arrivati con l'ultimo decreto attuativo della delega che istituisce l'Agenzia nazionale per l'occupazione. L'Italia avrà poco da dire: le Regioni stanno dando battaglia per non perdere 5 miliardi da destinare alle politiche attive. Il quinto punto è il sistema bancario: se molto è stato fatto con la riforma delle Popolari e il nuovo protocollo Tesoro-Fondazioni, molto c'è da fare in tema di sofferenze. Il problema, in questo caso, è Bruxelles che considererebbe un aiuto di Stato un'eventuale bad bank pubblica che si facesse carico dei crediti in sofferenza. Gli ultimi due punti riguardano la riforma della Pa e la semplificazione. Un sorriso delle ministre Boschi e Madia di certo non sarà sufficiente.

di Gian Maria De Francesco

Roma

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