Italia, euroscettici in calo Tajani: "Ora più democrazia"

Sondaggio Eurobarometro, sale di sei punti la fiducia nel Parlamento Ue. Ma ci sentiamo poco ascoltati

Italia, euroscettici in calo Tajani: "Ora più democrazia"

Gli italiani sono meno euroscettici di quanto possa sembrare. Semmai chiedono «un' Europa più politica e democratica, dove a decidere siano i rappresentanti che hanno eletto e non i funzionari». Il riferimento del presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani è all'ultima rilevazione dell'Eurobarometro dalla quale emerge un'inversione di tendenza. Il 36% dei cittadini italiani ha un'immagine positiva dell'Europarlamento, contro il 33% della media Europea e sei punti percentuali in più rispetto alla stessa rilevazione fatta un anno fa. Allo stesso tempo, scende la percentuale di coloro che hanno una percezione negativa dell'Assemblea: dal 32% del 2016 al 24%, con un calo di ben 8 punti. Quasi la metà degli italiani chiede un ruolo più forte del Parlamento europeo (47%), in crescita di 3 punti rispetto a un anno fa. La metà attende le elezioni europee nella speranza di contare di più. Segnale che la sfiducia verso l'Unione europea, almeno per quanto riguarda gli italiani, è limitata alle istituzioni che prendono decisioni senza avere un mandato da parte degli elettori. I dati più negativi degli italiani sono infatti quelli che riguardano la sensazione di non essere ascoltati dalle istituzioni di Bruxelles: solo il 22% dice di credere che la propria voce ha un peso in Europa, il 66% sostiene di non averne affatto.

Facile tradurre i dati in una richiesta di più Europa e non come premessa di una uscita del Paese dall'Euro e dalle istituzioni comunitarie. E considerare i dati come un incentivo a dare risposte chiare alle richieste degli europei. Tajani tra gli argomenti ai quali dare risposte più efficaci cita «la lotta al terrorismo, il governo dei flussi migratori o la disoccupazione giovanile». Alcuni di quesiti argomenti saranno al centro del Consiglio europeo che si terrà oggi a Bruxelles. Gli europei continuano a manifestare un sentimento di vulnerabilità e insicurezza, legato essenzialmente a quattro «minacce»: terrorismo (58%), disoccupazione (43%), povertà ed esclusione (43%) e immigrazione (35%).

Ma il dato italiano coincide anche con il mandato dello stesso Tajani, presidente dell'Europarlamento che ha saputo guadagnarsi un consenso bipartisan. Ultimo caso che ha visto il Parlamento europeo tornare al centro delle decisioni, è la lettera dello stesso Tajani alla Banca centrale europea di Mario Draghi. La vigilanza della Bce aveva annunciato di volere adottare linee guida sulle sofferenze delle banche che avrebbero penalizzato gli stessi istituti di credito, ma anche le aziende. Sulla notizia delle mosse di Francoforte si sono mossi anche fondi speculativi, che hanno scommesso una cifra vicina ai 700 milioni di euro contro le banche italiane. Offensiva rientrata dopo la lettera del presidente dell'Europarlamento. Ieri il premier Paolo Gentiloni ha sposato in pieno la lineadi Tajani. «Il dibattito sul futuro dell'Unione è un dibattito di sostanza, non è la cornice dentro la quale prendere decisioni in direzioni diverse, come è accaduto qualche settimana fa quando alcuni organi di vigilanza hanno adottato delle decisioni circa i ritmi di smaltimento dei crediti deteriorati o potenzialmente deteriorabili, decisioni non del tutto interne al percorso della Commissione e del Parlamento.

Ho trovato molto ragionevoli le osservazioni del Presidente del Parlamento Ue Tajani anche dal punto di vista della procedura politico democratica dell'Unione». Il governo di centrosinistra insomma, con un po' di ritardo, sposa la linea che vuole un'Europa con meno governance e più democrazia.

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