Discussioni e litigi. Un vertice che si avvita per ore e si trasforma in un cruciverba a colori. Tutto rosso per due settimane, oppure rosso su base arancione, ma anche con una sfumatura di giallo spalmata sul calendario. Ecco il compromesso studiato da Conte: rosso dal 24 al 27 e dal 31 al 3 gennaio, giallo (nelle Regioni gialle) il 28, 29, e 30 dicembre, forse il 4 gennaio. In bilico Epifania e dintorni. È il modello rosso-giallo. Intanto, il Paese paralizzato aspetta di sapere cosa accadrà fra una manciata di giorni.
Il premier Giuseppe Conte deve fronteggiare l'ala rigorista guidata da Francesco Boccia, Roberto Speranza e Dario Franceschini: i duri vorrebbero chiudere con lucchetti rossi la Penisola per due settimane, dal 24 dicembre al 6 gennaio. Questo vorrebbe dire stare a casa, con bar, ristoranti e negozi chiusi. Tutte le aperture dei giorni scorsi, e tutto il dibattito surreale sul giallo e il giallo rinforzato, finirebbero nella spazzatura.
Ma Conte si oppone: non si possono tenere in gabbia gli italiani per quattordici giorni, bloccando tutte le attività nei giorni sacri delle feste. Allo studio anche un'altra deroga proposta dal premier: aprire i pranzi di Natale a un massimo di due congiunti stretti.
Il capo del governo non accetta questa soluzione: gli pare anche in contraddizione con quel che si era predicato fino a ieri. E però nell'esecutivo c'è anche chi immagina un giro di vite ancora più radicale: far partire la zona rossa il 21 dicembre, troncando di netto la corsa ai regali e agli acquisti. La discussione si allarga anche al prossimo week end, quello del 19 e 20 dicembre: si teme possa trasformarsi in una fuga lontano dalle metropoli, bruciando sul tempo le restrizioni.
Conte però respinge gli assalti e non cede. Il clima è quello che è, le vacanze sono solo una pallida imitazione del passato, ma occorre salvaguardare gli spazi minimi di libertà. Si fa strada, in attesa della decisione finale che dovrebbe arrivare oggi dopo l'ennesimo confronto con le Regioni, l'idea di mitigare il rosso e dare un po' di respiro agli italiani.
Si rispolvera dunque un altro schema: il rosso nei festivi e prefestivi, l'arancione nelle altre date che poi sono solo quattro: il 28, 29, 30 dicembre, il 4 gennaio.
Ma Conte non si accontenta, vuole lasciare a quei giorni il colore conquistato sul campo: dunque, il giallo (forse con l'eccezione del Veneto). Dunque, almeno in quelle date, via libera alla ristorazione e agli spostamenti dentro la Regione.
Non sarebbe molto, ma moltissimo in questo contesto.
Difficilissimo trovare un punto di equilibrio. Si fa e disfa in un tira e molla continuo: fra l'altro alcune Regioni come il Veneto di Luca Zaia sono sotto pressione e si sono convertite sulla strada del rosso. Il meeting con i capi delegazione della maggioranza pare non finire mai, anche perché si attende la ministra renziana Teresa Bellanova che rappresenta l'ala buonista della coalizione, di rientro a fine giornata da Bruxelles per la coda notturna del dibattito.
Il premier rilancia la sua idea, anche se il quadro generale è un mix di severità e rassegnazione: la Germania ha scelto il lockdown e ha ispirato l'Europa. «Ci stiamo confrontando per rinforzare il piano natalizio - afferma Conte registrando il programma Accordi e Disaccordi sul canale Nove - C'è tanta voglia di vivere e non possiamo permettercelo. Gli esperti ci hanno consigliato qualche misura aggiuntiva e noi dobbiamo evitare una terza ondata».
Più drastica la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo: «Si è deciso di chiudere in maniera molto rigorosa, di chiudere parecchio. Qui al ministero della Salute abbiamo proposto di optare per una misura rigorosa che assomigli molto alla zona rossa. Sarà un Natale poco allegro, ma sarà più sereno perché le persone a cui vogliamo bene sono in sicurezza». La giornata è finita, il meeting no.
E gli italiani aspettano che qualcuno scriva la parola fine al giallo del Natale sparito dentro la pandemia. Forse, si va verso il lodo Conte: una macchia gialla su un fondale rosso.Ma la decisione finale è rinviata ancora a oggi. E al confronto con le Regioni e gli enti locali.
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