Notte di scontri, ieri, alla periferia est di Roma. Da una parte un campo rom abusivo, dall'altra gli abitanti della zona, stanchi di una convivenza impossibile. Basta poco, un bosniaco su un furgone con tanta voglia di provocare, a scatenare l'inferno in contrada Albuccione, tra Tivoli Terme e Villalba di Guidonia, lungo la via Tiburtina.
Sono passate le 22 di martedì. È una Ford Fiesta, poi rinvenuta nel campo e risultata rubata a Settecamini la mattina stessa, a provocare una prima insurrezione popolare quando, per un soffio, non investe una donna con una bambina. A guidarla, dicono nel quartiere, ci sarebbero i figli del rom. Passano i minuti, monta la rabbia. A scagliarsi contro il drappello di gente accorsa in aiuto della giovane mamma e della figlia arriva un Iveco rosso lanciato a forte velocità. Al volante lo straniero, A.H., 46 anni, padre dei presunti pirati della strada. L'uomo viene bloccato poche ore dopo dai carabinieri di Tivoli con delle armi a bordo. Il mezzo avrebbe prima sfiorato il gruppo di passanti inferociti per i fatti appena accaduti poi, ingranando la retromarcia, si sarebbe scagliato contro di loro per investirli. È la scintilla di una rivolta annunciata. Cominciano gli scontri, durissimi, fra italiani e bosniaci.
Siamo in via dell'Albuccione, uno stradone da un lato occupato da case popolari a cortina, dall'altro da terreni incolti. Su questi sorge da 15 anni un accampamento abusivo di nomadi, catapecchie maleodoranti. Dopo la seconda scaramuccia il gruppetto va al campo per chiarire: per tutta risposta parte una prima sassaiola. È guerra. Gli italiani alzano barricate davanti il campo con sacchi di calcinacci, i rom lanciano pale, pezzi di ferro, pietre. Qualcuno appicca il fuoco a una roulotte, la stessa nella quale dorme il 46enne con la famiglia. Un italiano, Francesco, 31 anni, viene colpito in pieno volto da una pietra che gli frattura il setto nasale. La guerriglia va avanti per tutta la sera. Sul posto accorrono polizia e carabinieri. E sono proprio questi ultimi a bloccare lungo la via Tiburtina, all'altezza di via dei fratelli Gualandi, a Castel Arcione di Guidonia, il furgone rosso con il bosniaco alla guida. I militari controllano sulla banca dati: reati contro il patrimonio. Nel mezzo i carabinieri trovano un'accetta, un manganello estraibile e un tirapugni. L'uomo se la caverà con una denuncia a piede libero per possesso di arma impropria. È la legge. Intanto nel campo nomadi i carabinieri trovano la Fiesta rubata poche ore prima. «Stiamo facendo gli accertamenti - spiegano i carabinieri del comando provinciale di Roma - per verificare le impronte digitali lasciate sull'auto. Se ci dovessero essere quelle del bosniaco non avremmo difficoltà a rintracciarlo». Sul posto il neo sindaco 5 Stelle della cittadina laziale, Michel Barbet, e l'assessore alla legalità Davide Russo.
Una guerra nel degrado che ricorda gli scontri di Tor Sapienza dell'autunno di tre anni fa quando ad accendere la miccia furono degli extracomunitari ospiti di un centro di accoglienza.
Una patata bollente, allora, per il sindaco Marino com'è oggi Guidonia per il pentastellato Barbet e la sindaca Virginia Raggi. «Il campo va sgomberato» incalza Matteo Salvini su Facebook. Intanto gli italiani protestano, in strada, contro gli «zingari». «Non li vogliamo più» dicono al sit in organizzato in serata.
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