"Italiani poco rappresentati? La comunità si è spezzettata..."

Il sostituto Pg di Milano: "Dentro Svp troppi centri di potere in lite hanno perso il controllo della Provincia. E l'elettore lo ha capito"

"Italiani poco rappresentati? La comunità si è spezzettata..."
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Il nome è tedesco, il temperamento è italiano. L'ex vicepresidente della Corte penale internazionale Cuno Jakob Tàrfusser, con l'accento sulla a, ha appena finito una riunione alla Procura generale di Milano dove è sostituto. Solleticato a dovere, al telefono si lascia andare a qualche considerazione sul voto che ha scompigliato gli equilibri in Alto Adige, terra che conosce fin troppo bene. «È cambiata e si vede delle elezioni. Il monolite Svp si è sgretolato in tantissimi rivoli, rendendo la Provincia molto diversa da quando io ci vivevo, fino a 15 anni fa. Basti pensare che oggi tutta la Volskpartei ha 100mila voti, tanti quanti ne aveva da solo l'allora presidente della Giunta»

La disaffezione rispetto al voto è figlia dello stesso malessere che riguarda tutto il Paese o c'è un motivo in più?

«Le dirò, questo malessere credo sia figlio del benessere. Un paradosso. L'Alto Adige è un posto dove il benessere è più diffuso rispetto ad altre parti, nonostante questo è cresciuto il malcontento. Difficile capire perché».

La rappresentanza italiana si è ridotta al minimo. Strano, no?

«È strano fino a un certo punto, anche loro si sono spezzettati in modo incredibile, devono dare la colpa a se stessi se sono sottorappresentati. Vuole però anche dire che molti hanno votato partiti interetnici. (ride)».

L'Italia piange ma l'Svp non ride...

«Evidentemente c'è molta sfiducia nell'Svp e dentro Svp, è vero. Ci sono delle guerre intestine e scandali di cui negli ultimi anni si è avuta una eco molto forte»

Perché Svp è così dilaniata?

«Sa, una volta Svp era il partito che agitando lo spettro dell'italianizzazione del Sudtirolo aveva raccolto istanze molto diverse. Tedeschi e ladini pensavano legittimamente che solo così, con un partito unico, si sarebbero difesi dallo strapotere del governo italiano. E sono riusciti a costruire l'autonomia che conosciamo».

E che oggi è il motivo della faida?

«Visto che ormai l'autonomia si è ben radicata e allentato il collante politico, il monolite Svp si è sgretolato nei tanti centri d'interesse e di potere contrapposti, tutte associazioni di categoria ben organizzate e strutturati che convivono nel partito: contadini, artigiani, albergatori, imprenditori, commercianti, lavoratori, sindacati...».

Davvero sono così inconciliabili?

«Tutte queste anime... difficile che un unico partito li tenga insieme... se non c'è un collante politico o un nemico, la base politica e le sue sovrastrutture vengono meno. Chi sta bene, vuole stare meglio. Lo stesso partito ha perso il potere di comando che aveva sugli altoatesini spaccandosi al suo interno in un'area più liberale, aperta, pragmatica e sociale. Dall'altra una più conservatrice e radicata alle tradizioni. Due anime ben rappresentate nei vertici. Questo conflitto interno è stato percepito anche dall'elettore, che così ha perso fiducia».

Reinhold Messner se l'è presa con il Dolomiten

«Beh, il Dolomiten più che un quotidiano è un soggetto politico travestito da quotidiano e quindi condivido le riserve di Messner. Direi che ormai tutto il giornalismo si è trasformato in advocacy, cioè sostiene una linea politica. Il Dolomiten watchdog (cane da guardia del potere, ndr) non lo è mai stato (ride di nuovo), ma oggi non è più il quotidiano di tutti i sudtirolesi, Il potere che ha è smisurato. È un problema per la democrazia. A proposito di Messner, mi faccia dire che la cosa migliore di queste elezioni è l'elezione di Hubert Messner, fratello di Reinhold. Una grande persona e un grande professionista».

Qual è la differena tra altoatesini e italiani che oggi non c'è più?

«Credo che l'altoatesino abbia perso il senso del bene comune adeguandosi ad una mentalità molto italiana per cui quello che non è mio è di nessuno. Invidia ed egoismo corporativo tipico dell'animo italiano ha preso sempre più piede e l'io ha soppiantato il noi».

Gli italiani sono cittadini di serie B?

«Non è vero nel sentimento comune, nella vita quotidiana. Lo diventa quando qualcuno per motivi politici cerca di rinfocolare una contrapposizione ormai sopita.

Nei giorni scorsi, ad esempio, a qualcuno è venuto l'idea di proporre che negli autobus le stazioni delle fermate dovessero essere annunciate prima in tedesco poi in italiano, non viceversa. Un'evidente idiozia, espressione di quel malessere che consiste nel troppo benessere».

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