Mondo

Kiev, paura e rabbia. "Mosca attaccherà. Gli Usa e l'Europa vogliono svenderci"

Viaggio nella capitale ucraina nel Giorno dell'Unità. Le scuole si fermano e suona l'inno nazionale. Zelensky: "Non temiamo nessuno, ci difenderemo". Gli ucraini: "Ora contiamo solo su noi stessi"

Kiev, paura e rabbia. "Mosca attaccherà. Gli Usa e l'Europa vogliono svenderci"

La porta blindata del bunker anti aereo deve risalire ai tempi sovietici. Dall'atrio trafficato di gente della stazione centrale dei treni, a Kiev, si scende negli inferi attraverso un percorso insospettabile. E ci si ritrova ai tempi della guerra fredda o in quella nuova, ancora ibrida e mai dichiarata fra il Cremlino e l'Ucraina.

«Il ritiro russo? Non sono un politico o un militare, ma l'uomo delle emergenze e dei soccorsi - risponde Roman Tkachuk responsabile della difesa civile nella capitale - Il mio parere è che davanti agli annunci di Mosca dobbiamo sempre tenerci pronti a difendere il nostro popolo perché in Ucraina la guerra va avanti da 8 anni e non è ancora finita».

Giubbottone rosso a strisce bianche, collo taurino e fisico da lottatore, guida i giornalisti sottoterra a visitare il bunker anti aereo per chi lavora allo snodo ferroviario considerato un obbiettivo strategico in caso di attacco russo. E lo fa il giorno dell'annunciato ritiro delle truppe di Mosca. «A Kiev nessuno ci crede - ammette con candida sincerità Daria - Siamo abituati alla propaganda del Cremlino. E sappiamo bene che voi europei non morirete mai per Kiev. Per questo motivo noi giovani siamo pronti a combattere».

I bunker hanno ancora il fascino vintage dell'Urss dal telefono rosso con la cornetta vecchio stile, ai portoni blindati tipo sommergibili, forse progettati per resistere a un conflitto nucleare. La luce fioca che illumina i cunicoli rende tutto più drammatico. L'omaccione a capo di una protezione civile più rafforzata della nostra snocciola numeri da record: «Nella capitale i rifugi sono 5mila e siamo in grado di ospitare 3 milioni di persone. I bunker contro gli attacchi aerei su possibili obiettivi mirati, come la stazione ferroviaria, sono 500». La mappa in rete, che si apre con il telefonino, fa impressione perché Kiev sembra un groviera costellata di rifugi ricavati in scuole, ospedali e semplici edifici amministrativi.

Nella giornata del paventato attacco russo, con tanto di orari sull'invasione, non è successo nulla, a parte un attacco informatico alla Difesa di Kiev. Però ci sono cascati, oppure hanno informazioni non pubbliche, pure i tedeschi della Lufthansa. «I voli notturni per Kiev sono sospesi a causa delle tensioni. Lo spazio aereo non è sicuro. Torni domani mattina che di giorno continuiamo a volare» ha spiegato martedì sera una solerte impiegata di Francoforte. In compenso, il bubbone della regione separatista del Donbass, nell'Est dell'Ucraina, viene sorvegliato dai droni Global Hawk a lungo raggio che decollano dalla base siciliana di Sigonella.

Volodymyr Zelensky, che ha dismesso i panni di attore e comico di successo per vestire quelli veri di presidente ucraino con la mimetica, ha girato la frittata del D day russo in Ucraina trasformandolo in «giorno dell'unità nazionale». In tutto il paese, alle 10 è risuonato l'inno nazionale, le scuole si sono fermate e le bandiere hanno sventolato più del solito. Zelensky, visitando le truppe, dichiara: «Per il momento il ritiro (russo) si limita a una dichiarazione». Ma «non temiamo nessuno, ci difenderemo».

Agli incroci ha più fortuna del solito chi vende le fettuccine di stoffa con i colori patriottici blu e giallo. Nel centro di Kiev, a piazza Indipendenza, una volta Maidan dove tutto ha avuto inizio, il traffico scorre congestionato come sempre, ma un flash mob per la giornata del presunto, scampato, pericolo attira i passanti. «Gli ucraini sono uniti e pronti a combattere. Ma con maggiori equipaggiamenti militari avremmo meno possibilità di essere invasi. Purtroppo l'Europa, su questo, è divisa», dichiara Oleksandr Sanchenko, deputato vicino al presidente.

Dall'altra parte della città Daria, una graziosa ragazza di 24 anni, ha solo un'ora di pausa dal lavoro, ma non si tira indietro. «Niente invasione? Prima o dopo ci attaccheranno. Io non scappo come i ricchi che sono fuggiti all'estero o quelli con meno mezzi riparati nella parte occidentale del paese (la roccaforte nazionalista dove ambasciata Usa e Cia si sono spostati da Kiev, nda). Combatterò. Verseremo il nostro sangue, ma anche quello russo» sottolinea in un italiano appreso all'università. Capelli biondi e occhi splendidi, si è addestrata all'uso base delle armi e al primo soccorso. Il suo sogno è visitare Venezia. «Con il mio fidanzato Vlad abbiamo deciso: in caso di attacco, si presenterebbe anche lui come volontario per difendere la patria» spiega. La ragazza di Kiev è convinta che nessuno creda a Putin: «Forse la tensione si allenterà per un po'. La novità è che il mondo si è accorto che esiste una guerra nel cuore dell'Europa». Daria, prima di tornare in ufficio, assesta una stoccata: «Voi della Nato, voi europei ripetete sempre quanto siete preoccupati, ma non fate nulla.

Anche noi abbiano paura, ma siamo pronti a sacrificarci per l'Ucraina perché sappiamo bene che possiamo contare solo su noi stessi».

Commenti