Guerra in Ucraina

Kiev, il pressing funziona: dagli Usa le super bombe. E gli F16 restano in stallo

Washington pronta a inviare armi più potenti. Per il Pentagono l'ipotesi dei jet "non è esclusa"

Kiev, il pressing funziona: dagli Usa le super bombe. E gli F16 restano in stallo

Kiev chiama, Washington risponde. Forse non proprio la risposta che si desiderava ma alla fine, qualcosa che soddisfa eccome. La richiesta continuata, è quella di avere armi migliori, più moderne e più potenti. Le risposte, seguono un copione che sembra ormai consolidato: prima un no, poi un forse, poi, alla fine, un accordo che qualche volta può anche diventare migliorativo. È successo con i carri armati, con l'Occidente che dopo tentennamenti, rifiuti e malumori, ha fatto fronte comune. Non è (ancora) successo con i caccia F16, richiesti dall'Ucraina e per ora negati. Ma in ogni caso, nel nuovo pacchetto di aiuti da 2 miliardi di dollari varato dagli stati Uniti dovrebbero essere inserite le «Ground-launched small diameter bomb», bombe con un raggio di circa 150 chilometri lanciabili come razzi dagli Himars, equipaggiamento che potrà avere un impatto fortissimo sul conflitto.

Dopo le richiesta a vuoto (ma solo per ora) di Zelensky, la scelta americana non è esttamente un contentino. Le bombe in arrivo infatti permetteranno all'Ucraina di colpire basi e truppe russe a grande distanza. Non a caso, dopo la fornitura degli Himars che hanno una gittata di 80 chilometri, Mosca ha deciso di arretrare le proprie posizioni per essere meno vulnerabile. Questi nuovi armamenti sono molti sofisticati, precisi e sono molto difficili da intercettare dal fuoco della contraerea. E, fatto non secondario, non sono proprio fondi di magazzino considerato che il costo unitario di ogni bomba si aggira intorno ai 40mila dollari. In realtà la richiesta di Kiev, era quella di ottenere i razzi Atacms che hanno una gittata di ben 300 chilometri ma questo avrebbe rappresentato una certezza, più che una possibilità, di offensiva in territorio russo. Fatto che gli Usa stanno cercando in tutti i modi di evitare, almeno per il momento. La soluzione intermedia non può certo non far felice l'Ucraina che in ogni caso continua nel suo pressing per ottenere quante più armi potenti possibile. Armi di primo livello, al punto che ancora una volta la replica del Cremlino, è stizzita e minacciosa. «Le nuove forniture americane all'Ucraina non cambieranno gli eventi sul terreno ma contribuiranno solo ad aggravare l'escalation», ha detto per la milionesima volta il portavoce di Putin Dmitry Peskov che ha confermato come la Russia continuerà la sua offensiva a tutti i costi. Tanto da appoggiare l'idea di alcune aziende private di mettere una taglia, un premio in denaro, per ogni carro armato americano Abrams che verrà distrutto in Ucraina. «I carri armati occidentali bruceranno, e grazie alle ricompense crescerà il numero degli entusiasti pronti a distruggerli», ha detto Peskov.

Intanto, mentre l'Ue conferma l'addestramento di altri 15mila soldati ucraini, anche Israele, tramite il premier Netanyahu, riferisce di stare valutando le richieste di Kiev beccandosi la consueta minaccia da parte dell'ineffabile portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova. Mentre l'ex premier britannico Johnson lancia un appello ai leader per soddisfare «il più velocemente possibile» le richieste di Kiev, dopo i tentennamenti sui tank la Germania si mette di traverso anche sui caccia. Il vice cancelliere e ministro dell'Economia Habeck, si è detto contrario alla consegna di aerei da combattimento che rischierebbero di causare «una guerra aperta». Le trattative però, come confermato da fonti governative ucraine, vanno avanti anche su questo fronte. E il «no» iniziale, potrebbe presto cambiare. Il Pentagono per esempio ha accolto con «scetticismo» il rifiuto di Biden all'invio degli F16, con fonti che riferiscono come il diniego sia sempre la prima risposta ma che col tempo, finisce per diventare un assenso alle richiesta. Tesi confermata anche dal capo della Conferenza sulla sicurezza di Monaco Christoph Heusgen: «Costantemente escludiamo qualcosa che siamo pronti a fare in seguito. Questo ci rende inaffidabili», ha detto. Anche per questo il pressing ucraino continua. E alla fine, qualcosa si finisce per ottenerlo.

E se quel qualcosa può fare la differenza sul campo, non può essere un dettaglio secondario.

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