Politica

L’Italia e il difficile camminodella legge a tutela dei “whistleblower“

La norma per tutelare chi denuncia abusi e corruzione approda al Senato. La campagna «Voci di giustizia» delle associazioni Transparency e Riparte il futuro presenta 25mila firme chiedendo di accelerare l’iter.

La campagna si chiama «Voci di giustizia», promotrici le associazioni Transparency e Riparte il futuro. L’obiettivo? Bussare con forza alle porte del Parlamento e «convincerlo» a stringere i tempi per arrivare ad avere una legge a tutela del «whistleblower», ovvero coloro che si espongono in prima persona per denunciare casi di corruzione o malaffare sul posto di lavoro. La petizione promossa dalle associazioni ha incassato 25mila firme, e oggi il fronte pro-informatori si è dato appuntamento al Centro studi americani di via Caetani, a Roma. Essendo trascorsi dieci mesi da quando la proposta di legge venne approvata alla Camera, la richiesta rivolta al Senato è di procedere al secondo passaggio parlamentare. Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama ha annunciato che proprio in queste ore è partita la discussione generale in Commissione. Il disegno di legge è il numero 2208, interviene su uno specifico profilo, relativo al cosidetto 'whistleblowing', espressione con cui si designa la segnalazione di attività illecite nell'amministrazione pubblica o in aziende private, da parte del dipendente che ne venga a conoscenza. To blow the whistle significa «soffiare il fischietto», richiamando quanto un tempo faceva il poliziotto nel tentativo di far cessare un'azione illegale. Il profilo su cui il disegno di legge interviene è la protezione del dipendente che segnali illeciti, da eventuali misure discriminatorie o comunque penalizzanti, entro il rapporto di lavoro, pubblico o privato. In sostanza il principio è che chi denuncia al responsabile della prevensione della corruzione dell’ente, all’Autorità nazionale anticorruzione o all’autorità giudiziaria non può essere licenziato. La nuova disciplina, rispetto al vigente articolo 54-bis, si applicherebbe alle segnalazioni fatte dal dipendente pubblico in buona fede, ritenendosi tali quelle circostanziate mosse «nella ragionevole convinzione, fondata su elementi di fatto», che la condotta illecita si sia verificata. I promotori della campagna, ora puntano a estendere il perimetro della legge anche al settore privato. «La calendarizzazione della discussione della legge sul whistleblowing è un primo importante risultato della campagna voci di giustizia, la cui petizione è stata firmata da oltre 25.000 persone» spiega Federico Anghelé Responsabile relazioni istituzionali Riparte il futuro.

«Crediamo che per essere davvero efficace, una legge dovrebbe includere alcune fondamentali garanzie tra cui, prima di tutto, l'estensione della disciplina del whistleblowing al settore privato, se vogliamo veramente permettere a tutti i lavoratori di essere delle sentinelle della lotta alla corruzione in Italia».

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