Guerra in Ucraina

Lacrime per Yana l'"angelo dei feriti" nel baratro Bakhmut. "La resa è vicina"

La situazione a Bakhmut è drammatica e peggiora di giorno in giorno. Al punto che il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg non usa mezze misure

Lacrime per Yana l'"angelo dei feriti" nel baratro Bakhmut. "La resa è vicina"

La situazione a Bakhmut è drammatica e peggiora di giorno in giorno. Al punto che il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg non usa mezze misure: «Non possiamo escludere che Bakhmut possa cadere nei prossimi giorni». Secondo Stoltenberg l'eventuale caduta della città «non rappresenta necessariamente un punto di svolta nel conflitto» ma Kiev la pensa diversamente e tutte le attenzioni restano sulla città del Donetsk diventata simbolo di questo conflitto. Decisiva per la possibile avanzata russa nella Regione ma anche di fortissimo impatto simbolico.

La prima versione è quella che preoccupa maggiormente il presidente ucraino Zelensky. Secondo lui, se la città cadesse «le truppe russe avranno strada aperta per conquistare città chiave nell'Ucraina orientale. Per noi è una questione tattica», ha detto Zelensky, spiegando il motivo del rafforzamento delle difese della città. «Capiamo che dopo Bakhmut potrebbero andare oltre. Potrebbero andare a Kramatorsk, a Sloviansk, sarebbe una strada aperta per i russi in direzione di Donetsk. Ecco perché i nostri ragazzi sono lì». Zelensky ha spiegato anche che «la Russia ha bisogno almeno di una vittoria, anche rovinando tutto a Bakhmut, uccidendo ogni civile. Vogliono mettere la propria bandierina a Bakhmut». La brigata di mercenari russi Wagner che guida l'assalto da mesi inizia a festeggiare: «Abbiamo preso il pieno controllo della parte orientale di Bakhmut», ha detto il leader Yevgeny Prigozhin. Si tratta dell'ennesimo annuncio, finora sempre seguito a smentite di Prigozhin ma questa volta potrebbe esserci del vero.

Intanto, mentre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen elogia le donne ucraine in occasione della Giornata internazionale della donna, arriva una notizia drammatica che riguarda proprio una donna. Yana Rykhlytska, paramedico al fronte è stata uccisa. Aveva 29 anni. L'auto medica su cui viaggiava per assistere e trasportare i soldati feriti vicino Bakhmut, è stata centrata dai colpi di mortaio che hanno ucciso lei e un suo collega mentre stavano cercando di evacuare alcuni feriti. Al fronte la chiamavano «l'angelo dei combattenti». Dopo l'invasione russa dello scorso anno aveva lasciato il suo lavoro in un'impresa tecnologica decidendo di addestrarsi per partecipare al conflitto come paramedico, salvando i soldati in guerra. «Yana era una vera eroina, pronta a rischiare la vita per aiutare gli altri», ha scritto il ministero della Difesa ucraino. I genitori della ragazza hanno aperto una raccolta fondi da donare alle Forze Armate di Kiev. I lutti si aggiungono quotidianamente al dramma del conflitto. Avril Haines, direttrice dell'Intelligence Usa, parla di «significativo rischio di un'escalation» e dice che il conflitto probabilmente andrà avanti per anni. La conferma arriva anche dal ministro della Difesa di Kiev Reznikov: «L'Ucraina ha bisogno di 100 mila munizioni al mese per essere pronti alla campagna di controffensiva», proprio mentre le forze russe portano avanti intense operazioni nell'intero Donetsk con bombardamenti aerei e di artiglieria.

Mentre Kiev nega categoricamente responsabilità nel sabotaggio del gasdotto Nord Stream a ottobre, dopo l'indiscrezione secondo cui i responsabili sarebbero filo-ucraini, secondo il tedesco der Spiegel l'azione sarebbe avvenuta con una barca a vela di 15 metri, probabilmente noleggiata in Germania. Intanto cresce l'emergenza profughi. «Ogni settimana abbiamo 200mila ucraini che fanno avanti e indietro attraversando i confini in entrambe le direzioni», ha detto la commissaria Ue Ylva Johansson. Per questo la Commissione ha deciso di prorogare la protezione temporanea fino a marzo 2024 ed è pronta a prorogarla ulteriormente fino a marzo 2025. In uno scenario così disastroso, almeno una buona notizia. I lampioni di Kharkiv, nell'Ucraina orientale, sono tornati ad accendersi per la prima volta dall'inizio della guerra nello scorso febbraio. Solo per un paio d'ore, per il momento.

Ma quando basta per dare un piccolo segnale di speranza.

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