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L'allarme dei servizi segreti: "Jihadisti in arrivo da Tripoli"

Gli 007 segnalano i rischi legati al traffico delle navi Ong. L'attenzione speciale per basiliche e ambasciate

L'allarme dei servizi segreti: "Jihadisti in arrivo da Tripoli"

C'è qualcosa che il governo tace, ma che preoccupa l'intelligence italiana. Il caos libico rischia infatti di farci catapultare ex miliziani dello Stato islamico direttamente sul territorio nazionale. Tanto che in questo momento, secondo fonti vicine ai servizi, ci sarebbero alcuni soggetti ben attenzionati. L'andirivieni delle navi Ong che fanno la spola tra le coste libiche e quelle italiane è quello che preoccupa di più. Già con la Sea Watch 3 di Carola Rackete arrivarono i tre torturatori libici poi arrestati. Il pericolo è che con la riapertura dei porti qualche altro malvivente o terrorista possa tentare di entrare in Italia. Il Viminale già a Natale ha emesso un'ordinanza con cui parla di «persistenza della minaccia terroristica internazionale». E chiede al personale di «essere sensibilizzato sulla necessità di avere un atteggiamento vigile e reattivo». L'attenzione è soprattutto per i luoghi di culto. A Roma per «la basilica vaticana, piazza San Pietro e le altre basiliche della Capitale», ma anche per le personalità di spicco, in modo particolare Papa Francesco. Ma c'è qualcosa in più, visto che l'occhio dei servizi si posa sulle ambasciate russa, turca e statunitense, osservate speciali dell'antiterrorismo a causa dei recenti fatti in Libia. D'altronde anche Luigi Di Maio in visita lo scorso 23 dicembre al contingente italiano in Libano lo aveva detto senza mezzi termini: «In Libia è in corso una proxy war, una guerra per procura, con un forte rischio per la presenza di cellule terroristiche».

E aveva proseguito: «Lo schema è simile a quello della guerra nella vicina Siria. E qui (in Libia) la questione non è tanto il rischio dei profughi, ma quella legata al terrorismo, e al rischio di cellule terroristiche». Concetto ribadito anche dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, che la Vigilia di Natale, da Erbil, dove ha festeggiato insieme ai militari italiani impegnati in Iraq, aveva chiarito è necessaria per la Libia «un'iniziativa diplomatica molto forte che deve essere assunta a livello europeo perché risolvere il problema libico attraverso le armi ha esasperato la situazione. Si tratta di un conflitto partito a bassa intensità - aveva detto - e poi cresciuto sempre più con un innalzamento dei rischi anche per la Italia». Ieri il governo di accordo nazionale libico ha annunciato «bombardamenti indiscriminati da parte delle milizie di Haftar che hanno colpito il comune di Abu Slim (a sud di Tripoli ndr), provocando il ferimento di almeno 6 civili, tra cui un bambino in condizioni critiche, oltre alla morte di 1 civile a causa di un proiettile che lo ha colpito mentre usciva da una moschea». L'intervento di Erdogan, l'influenza russa, ma anche le mosse dell'America che sotto sotto non disdegnerebbe ciò che sta facendo la Turchia, possono costituire un rischio anche per il nostro Paese, che finora ha appoggiato Serraj, cosa non vista bene da possibili terroristi pronti a colpire ovunque in maniera indiscriminata. Il rischio attacchi è a livelli massimi e il fatto che finora non ci siano stati attentati non significa che non possano esserci. Anche per il Capodanno l'impegno sulla sicurezza è al massimo, tanto che in questi giorni i breefing operativi delle questure di tutta Italia si sono moltiplicati e il «piano di sicurezza è ben noto» a chi dovrà garantire che tutto vada per il meglio.

Mentre le forze dell'ordine, nonostante il governo apra i porti, fanno un super lavoro per controllare chi entra sul territorio nazionale.

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