Lanci di pietre e cartelli sradicati: è la protesta nelle strade di Livorno

La Toscana ha da tempo superato la soglia massima di accoglienza

Lanci di pietre e cartelli sradicati: è la protesta nelle strade di Livorno

Dai casi «storici» come gli insediamenti rom alla periferia di Firenze o quelli cinesi a Prato, fino alle situazioni che periodicamente si verificano solo negli ultimi mesi, è avvenuto a Livorno e provincia, in lucchesia, ad Aulla (Massa) o Capalbio (Grosseto) quando sul territorio sbarcano nuovi migranti: la Toscana ha da tempo superato la soglia massima di accoglienza. Non lo dicono solo le opposizioni, ma le stesse istituzioni. A fine ottobre, infatti, il sindaco di Prato e presidente Anci Matteo Biffoni ha scritto una lettera al prefetto fiorentino per segnalare che dopo l'ultima ondata di arrivi (600 profughi) la Toscana «è ormai arrivata oltre i limiti di saturazione» e chiedere che fossero rispettate le quote assegnate dal governo.

La Toscana ha una presenza di richiedenti asilo superiore a quella di molte altre Regioni. «Ciò può comportare il serio rischio di tensioni sociali e mette i Comuni in seria difficoltà», ha aggiunto Biffoni. Tensioni che a settembre sono esplose a Livorno, dove una cinquantina di profughi hanno protestato violentemente bloccando le strade, minacciando e tentando di aggredire i passanti a colpi di pietra, per la carenza d'acqua nella struttura dove erano ospitati. A scendere in piazza sono sia gli stranieri a luglio un gruppo di immigrati ha manifestato davanti alla prefettura di Lucca perché non soddisfatti dell'alloggio assegnato sia, più spesso, i residenti. Negli ultimi mesi piccoli gruppi di cittadini si sono opposti all'arrivo di richiedenti asilo a Marina di Cecina ed Aulla, dove in trenta si sono rivolti a un avvocato. In Toscana, dove a novembre è stato annunciato un master universitario in «Accoglienza dei migranti», lo stesso Pd è sceso in piazza.

È accaduto a Capalbio, dove il sindaco radical chic Luigi Bellumori ha attaccato la prefettura per la decisione (poi revocata) di concedere a una ventina di migranti tre villette vicino al borgo medievale della località turistica maremmana.

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