
Mai a un funerale si è vista tanta vita. Dell'inesauribile fila che si snodava attorno al Silos dov'era allestita la sua camera ardente, c'era una cosa evidente più di ogni altra: Armani ha educato il mondo al suo stile. Il giorno del suo ultimo saluto è stato perfino più chiaro di quando era ancora in vita. Perché tutti, ma proprio tutti, dall'appaltatore di Bergamo, alla signora arrivata in Maserati dall'Area C ai vip propriamente detti, avevano perfettamente chiaro cosa Giorgio Armani si aspettasse da loro. E tutti, ma proprio tutti, hanno obbedito: col silenzio, la compostezza, il rispetto dei turni, la sobrietà nel vestire. I fiori solo bianchi e nessun oltraggioso selfie. Il che significa che tutti, ma proprio tutti, conoscevano l'Attitudine Armani e sono stati pronti ad incarnarla per lui. Se non è venerazione questa, nel 2025, non sappiamo davvero che cos'altro possa esserlo.
Il lungo corridoio bianco e alla fine una stanza nera: il buio reso morbido da un tappeto di trecento lanterne di carta alimentate a fiamma viva e dalla musica di Ludovico Einaudi, la bara in legno biondo, il mazzo di rose bianche adagiate sopra e una scultura con Cristo in croce che Armani teneva nella sua camera da letto, sistemata accanto. Alle spalle di Re Giorgio, un maxi schermo con la sua foto mentre saluta il pubblico alla fine di una sfilata e la frase testamento: "Il segno che spero di lasciare è fatto di impegno, rispetto e attenzione per le persone e per la realtà". La realtà si è messa tutta in fila, nel primo sabato di settembre, per andare a restituirgli un po' di ciò che ha dato con migliaia di carezze alla sua bara chiusa. Seimila, per l'esattezza. Perché tante sono state ieri le persone andate a salutare il "signor Armani".
E attorno la "sua" gente, vestita di scuro, inconsolabile ma operosissima nel tradurre in realtà i suoi desideri che hanno sempre conosciuto alla perfezione. E grata, perché questo tempo accanto a lui è stato sì, il loro tempo. Alle 8 del mattino il feretro dello stilista è arrivato accolto da un lungo applauso dalle persone già in coda. Uno dei primi a rendergli omaggio, nel suo quartier generale di via Borgognone 59, è stato il sindaco di Milano Beppe Sala che ha proposto l'iscrizione al Famedio per lo stilista, qualora la famiglia fosse d'accordo: "Milano è piena di lui, impossibile dimenticarlo".
"Era la persona che avrei voluto essere. È andato via un pezzo di bellezza della vita" ha detto Gabriele Salvatores asciuttissimo nel suo completo Armani "uno dei tanti che mi ha regalato, oltre a un bellissimo smoking blu notte perché era generoso e amava più le persone che la moda. Desiderava che ci si sentisse confidenti indossando un suo abito".
"C'è chi ha l'orecchio assoluto, Giorgio Armani aveva l'occhio perfetto" è stato il saluto dell'archistar Massimiliano Fuksas tra i tanti personaggi accorsi ad omaggiare il Re. Da Letizia Moratti all'ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, da Luciano Buonfiglio, presidente del Coni, al presidente della Fondazione Milano-Cortina 2026, Giovanni Malagò, da Matteo Marzotto a John Elkann.
E poi Giuseppe Tornatore, Mario Lavezzi, Carla Sozzani, Simona Ventura, Maria Grazia Cucinotta, Massimo Lopez, Jo Squillo, la modella argentina Valeria Mazza con il marito Alejandro Gravier, Mario Boselli, presidente onorario della Camera Nazionale della Moda Italiana, il presidente della Federazione italiana pallacanestro, Gianni Petrucci, l'architetto Stefano Boeri, che si è messo in fila con i cittadini, Christian Vieri "una volta che lo incontrai mi disse che esiste solo il blu". Matteo Ceccherini che ha creato per venticinque anni le colonne sonore degli eventi Armani, e Luca Dondoni, che lo ha fatto per quarantaquattro collezioni prima di lui, Carla Vanni, la mitica ex direttrice di Grazia... E naturalmente Donatella Versace, tra le prime ad arrivare con un mazzo di orchidee bianche che ha appoggiato sulla bara dopo il saluto al compagno e braccio destro dello stilista, Leo Dell'Orco: un tocco di Versace a "scompigliare" con affetto il rigore dell'essenziale estetica Armani. Tanti anche i messaggi e i necrologi per celebrarlo: da Marina Berlusconi alla premier Giorgia Meloni che aveva anche ricordato di essere vestita Armani il giorno in cui giurò da presidente del Consiglio. E poi la miriade di fiori e corone, tutte rigorosamente bianchi, adagiati nel silos e fatti arrivare da ogni dove: "Dall'equipaggio del Main" recitava un cuscino di rose inviato dai dipendenti a bordo del suo yacht. E le frecce Tricolore, in cielo, a inchinarsi a lui pure quelle, con la manovra Scintilla.
Oggi la camera ardente rimarrà aperta e domani si celebrerà il funerale in forma privata. Pare a Broni, ai piedi delle colline nell'Oltrepò Pavese e poi l'ultimo saluto a Cigognola, nella meravigliosa tenuta Villa Rosa dove Armani andava "per vedere la luce". Domani i negozi del gruppo resteranno chiusi e sarà giornata di lutto cittadino a Milano come a Pantelleria, dove lo stilista possedeva un meraviglioso dammuso e dove gli sarebbe piaciuto poter andare anche quest'estate appena conclusa, la sua ultima.
L'ultima estate del Signor Armani come amava essere chiamato lui. Perché di tutte le straordinarie cose che è stato, stilista, imprenditore, presidente sportivo, filantropo... Signore è ancora quella che gli assomiglia di più.