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"L'antisemitismo? Si trova dappertutto. E io sono pronto a contrastarlo"

Il prefetto nominato dal Governo proprio nel Giorno della Memoria. "Sciogliere i gruppi estremisti. Mi attaccano su Priebke? È ridicolo"

"L'antisemitismo? Si trova dappertutto. E io sono pronto a contrastarlo"

Prefetto Giuseppe Pecoraro, alla vigilia della Giornata della memoria, lei è stato nominato dal governo coordinatore nazionale per la lotta contro l'antisemitismo. Come è andata?

«Sono stato interpellato dalla presidenza del Consiglio, una settimana prima. Ho dato la mia disponibilità. C'era una rosa di nomi fra i quali scegliere, parlandone ovviamente con la presidente. Sono stato richiamato».

Se lo aspettava?

«Non me l'aspettavo ma ovviamente ho avuto rapporti con la Comunità durante il mio incarico da prefetto e come capo della Procura Federale della Figc».

E mentre la presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni ha parlato di «un segnale importante», c'è chi per contestarla ha tirato in ballo vicende che risalgono al suo incarico di prefetto di Roma. Il funerale di Priebke e una presunta schedatura rom.

«Non ho schedato proprio nessuno. Si trattava di stabilizzare alcuni campi, in cui vivevano persone con 6-7 alias, e in cui si riscontravano conflitti di tipo etnico. Furono gli abitanti dei campi a fornire volontariamente le loro generalità, per cogliere l'opportunità di quella regolarizzazione. Ci fu quasi una corsa e i nomi venivano dati alla Croce rossa».

E il caso Priebke? Queste vicende vengono tirate in ballo per evocare sue simpatie o accondiscendenze...

«È risibile, si figuri se poteva fare il prefetto qualcuno con simpatie simili. Ho avuto incarichi da ministri di centrosinistra...Quanto a quel funerale di Albano, ne parlerò anche in Rai, a giorni, per uno speciale di Ezio Mauro, è il contrario di ciò che affermano. Ad Albano ci fu il rito funebre, perché gli unici che si erano offerti erano della comunità lefevriani».

Ha parlato col predecessore, Milena Santerini, e con le comunità?

«Sto per farlo, è doveroso sentirla e incontrarla. Poi vedrò le Comunità, dopo un passaggio con la presidenza del Consiglio».

L'antisemitismo, che fare?

«Bisogna andare nelle scuole, dove si fa cultura, promuovere valori di rispetto, tolleranza, valori che si sono persi».

Ma è un fenomeno antico.

«Sì, radicato, ma c'è una cultura che si evolve. Guardi, io credo che siamo tutti figli di uno stesso Dio o di una stessa natura per chi è ateo. Bisogna lavorare nella scuola. Sono stato candidato a Napoli, c'è una dispersione che fa paura. Io vedo così il mio incarico: un lavoro culturale di promozione di quei valori, che sono alla base di tutte le religioni».

Oggi c'è un antisemitismo di tipo islamista.

«Ricorderà le iniziative di Papa Giovanni Paolo con tutte le religioni, ad Assisi. Questi sono i segnali giusti a cui devo riferirmi».

L'antisemitismo dove sta, politicamente?

«Sta dappertutto, non lo qualificherei. Gli antisemiti non sono degni di chiamarsi destra o sinistra, sono delinquenti che non appartengono ad alcun partito o organizzazione pseudoculturale».

Lei ha parlato di scioglimento di gruppi neofascisti.

«Di gruppi, di estrema destra e sinistra. Ovvio che ci sono quelli considerati neo fascisti, dalla magistratura o dal ministero. Ricordiamoci della Legga Mancino. Non spetta a me, comunque, sciogliere.

Quello che posso fare, quando vedo un fenomeno di gruppi antisemiti, è riferire al ministro o all'autorità giudiziaria, in caso di reati».

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