Sono molte le similitudini tra Ignazio Marino e Rosario Crocetta, entrambi diventati per il Pd un colossale problema politico. Non solo di immagine, ma anche di credibilità visto che Matteo Renzi ha (...)
(...) costruito la sua fortuna sul miraggio della rottamazione. Oggi, invece, nella gestione della vicenda romana e di quella siciliana il premier si ritrova prigioniero di tutto ciò che aveva promesso di archiviare, con un Pd appannato e schiavo dei potentati locali, talmente forti da imporsi perfino su un Renzi che in via informale ha più volte spinto per il passo indietro.
La strada l'ha aperta Marino. Che nei momenti più difficili di Mafia capitale sembrava avere le ore contate ma che invece è riuscito a resistere e restare in sella. Difficile, ormai, che il Pd lo faccia saltare con il Giubileo che si aprirà l'8 dicembre. Crocetta pare seguire lo stesso canovaccio. E nonostante una situazione ben più complicata del sindaco di Roma prova a resistere. Con toni e reazioni decisamente poco lucidi - e qui sta una delle tante simmetrie tra lui e Marino - il governatore siciliano arriva a parlare di «eversione» nei suoi confronti e prima di lasciare e favorire una «chiusura anticipata della legislatura» chiede «un mese per fare le riforme». Visto che in 30 giorni certamente di riforme non se ne vedrà neanche l'ombra, la sensazione di molti è che la strategia di Crocetta sia quella di prendere tempo. Sperando, chissà, di far posare la polvere e seguire le orme di Marino.
Uno scenario, a dire il vero, piuttosto improbabile. È proprio su questo, infatti, che il caso Roma e il caso Sicilia rischiano di divergere. Perché se Renzi ha troppo temporeggiato con Marino fino al punto di doverselo a malincuore tenere, difficilmente può permettersi di fare lo stesso con Crocetta. Non solo per il Pd ma anche per lo stesso Renzi la ricaduta d'immagine sarebbe devastante, la prova del nove che la sua leadership si va sbiadendo e che i ras locali - c'è anche il caso di Vincenzo De Luca, candidato governatore in Campania nonostante la contrarietà del premier - sono più forti dei vertici nazionali.
È soprattutto per questo che è molto improbabile che Crocetta resista. Nonostante l'avanzata di Beppe Grillo. Sia Mafia capitale che il caso Sicilia - altro elemento in comune - hanno infatti alimentato l'antipolitica, quella dei Cinque stelle in particolare.
Tanto che i sondaggi dicono che se oggi si votasse a Roma il successore di Marino sarebbe con ogni probabilità un grillino. Lo stesso potrebbe accadere in Sicilia, dove già alle regionali del 2012 - quelle che videro la vittoria di Crocetta - Grillo portò a casa un ottimo 18,2%.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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