
Per Teheran il possesso della bomba atomica non sarebbe solo un minaccioso deterrente in un equilibrio del terrore simile a quello della Guerra fredda. Gli ayatollah vogliono l'ordigno per tirarlo, succeda quel che deve succedere. Così la pensava lo storico Bernard Lewis, fin dai tempi di Gli arabi nella storia (1960). È una questione storica, culturale e religiosa. Seguiamo il ragionamento di Lewis (in Italia un ottimostrumento è il saggio Il Califfo e l'Ayatollah di Fiamma Nirenstein). Il Profeta morì nel 632 e i suoi compagni scelsero come successore Abu Bakr, che divenne il primo califfo. Non aveva un ruolo religioso particolare. Doveva piuttosto guidare l'espansione militare fino alla conquista del mondo intero. Un gruppo avverso, gli sciiti, ritenne che il genero di Maometto, Ali, dovesse diventare il capo militare ma anche il leader spirituale. L'islam si divise tra i seguaci dei califfi, i sunniti, e i seguaci del casato di Ali, shiat 'Ali, cioè gli sciiti. Questi furono perseguitati, cacciati dai territori arabi e col tempo si insediarono nell'Impero persiano, che si convertì interamente all'inizio del XVI secolo. La maggioranza degli sciiti appartiene alla corrente dei duodecimani: crede alla sequenza dei dodici imam succeduti a Maometto. Il dodicesimo, Muhammad ibn Hossein al Mahdi, nato nell'869, è sparito a 72 anni e dal suo divino nascondiglio prepara il suo ritorno e il giorno del giudizio. Il Mahdi è dunque una figura messianica, centralissima. Relegati a minoranza perseguitata, gli sciiti hanno sempre coltivato la dottrina della jihad. La svolta epocale avviene con la rivoluzione islamica in Iran. Khomeini riporta il potere politico nelle mani degli ayatollah, delle guide religiose, promettendo la rivincita sciita. Khomeini si autodefinisce il rappresentante del Mahdi nel primo governo di Allah nel mondo. Gli sciiti credono che le loro sofferenze avranno fine, insieme a tutte le ingiustizie che gravano sul mondo, quando il Mahdi verrà. E i segni dicono che bisogna prepararsi, che la sua venuta è vicina. Il Mahdi apparirà, ha ripetuto più volte l'ex presidente iraniano Ahmadinejad, «quando il mondo sarà caduto nel caos e divamperà la guerra fra razze umane, senza ragione». Cioè, per far ricomparire il Mahdi ci vuole una conflagrazione mondiale, e gli studiosi spiegano quindi con chiarezza che la Repubblica Islamica dell'Iran cerca con grande determinazione di creare una situazione esplosiva. Non si preoccupa di far scoppiare una guerra, tanto meno una guerra atomica. L'importante è realizzare le condizioni dell'avvento del Mahdi.
Anzi, la Repubblica Islamica si adopera per favorire quelle condizioni. Non tutta la leadership iraniana crede nel mahdismo, ma l'influenza di questa dottrina è grande tra le alte sfere. La bomba atomica fa sempre paura. Ma in queste mani anche di più.