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L'assalto alle frontiere mette nei guai la Merkel: ora il governo traballa

Il leader del partito bavarese Csu alza i toni: «La cancelliera spieghi come intende arginare gli arrivi»

L'assalto alle frontiere mette nei guai la Merkel: ora il governo traballa

Berlino - Nuove crepe nella grande coalizione tedesca sulla politica di braccia aperte ai profughi siriani dettata dalla cancelleria Angela Merkel. Venerdì era stato il ministro dell'Interno della Baviera, il cristiano sociale (Csu) Joachim Hermann, a rilevare come il via libera all'ingresso in Germania ai rifugiati bloccati a Budapest sia stato deciso dal governo federale senza consultare i Länder. Traduzione: Monaco non ci sta. Davanti alle risposte evasive fornite da Berlino, la leadership dei cristiano-sociali si è consultata in teleconferenza e ha bastonato Merkel senza tanti complimenti, definendo la nuova politica d'accoglienza «una decisione sbagliata da parte del governo federale».

In prima persona si è speso anche il governatore bavarese Horst Seehofer. Intervistato dal tabloid a larga diffusione Bild , Seehofer, capo della Csu e partner politico della Grosse Koalition , ha detto che la Germania non può accollarsi per sempre anche i rifugiati degli altri Paesi europei e ha invitato la cancelliera «a dire molto chiaramente come intende fermare il flusso dei profughi». La Csu ha quindi convocato un vertice politico urgente con i «fratelli» della Cdu e con i socialdemocratici. A preoccupare i bavaresi c'è tanto l'apertura a lungo termine ai siriani, quanto la contingenza regionale: fra due settimane comincia l'Oktoberfest e il governo regionale vuole evitare ogni contatto alla stazione di Monaco tra i turisti rigonfi di birra e i richiedenti asilo. Basti pensare che nel fine settimana appena concluso ne sono arrivati circa tredicimila. «È impossibile prevedere come si comporteranno gli ubriaconi», ha messo le mani avanti il ministro Hermann dopo aver appreso degli scontri fra hooligan e rifugiati alla stazione Keleti di Budapest nei giorni precedenti. Parimenti intollerabile per Seehofer è la voglia di Germania presso la gran parte dei profughi, non solo quelli approdati in Ungheria ma anche quelli che si rifiutano di fermarsi nella benestante Austria e che, aiutati da gruppi di volontari austriaci, proseguono il viaggio verso nord: «Non può essere che la cancelliera dia ai profughi la possibilità di scegliere il loro Paese».

Merkel invece non la vede così: se deve scegliersi un rifugiato, la cancelliera preferisce un siriano. E da parte loro i siriani contraccambiano la simpatia. A causa dell'invecchiamento della popolazione il sistema previdenziale tedesco sta diventando insostenibile e alla Germania servono centinaia di migliaia di nuovi lavoratori ogni anno: i siriani sembrano la risposta giusta.

Anche Otmar Issing, il tedesco già capo economista della Bce, lo ha riconosciuto: se è necessario integrare tante persone, meglio accaparrarsi «i talenti migliori», ha detto a Cernobbio. Più laici di afghani e iracheni, i siriani hanno ricevuto una buona istruzione e meglio potranno contribuire all'economia tedesca. Certo, i costi dell'integrazione saranno pesanti. La ministra socialdemocratica del Lavoro, Andrea Nahles, ha già stimato in oltre 3 miliardi di euro la spesa aggiuntiva nel 2016 per i corsi di lingua e di formazione destinati all'integrazione dei richiedenti-asilo.

Questa volta il suo collega alle Finanze, il falco del rigore Wolfgang Schäuble, non ha avuto nulla da obiettare, confermando che, dietro a un abbraccio umanitario che sta mandando l'Europa in confusione, Merkel sta aprendo le porte del suo Paese secondo rigorosi criteri economici.

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