Il latitante Tulliani tornerà in Italia

Approvato il trattato di estradizione con gli Emirati: pacchia finita

Il latitante Tulliani tornerà in Italia

Roma L'estate non sta esattamente finendo, ma le vacanze da latitante, per qualcuno, sono prossime al termine. In particolare rischiano un rapido rientro a casa quanti hanno scelto come «buen retiro» per tenersi lontano dalle patrie magagne giudiziarie Dubai e le altre località degli Emirati Arabi Uniti.

Come Giancarlo Tulliani, il «cognatino» di Gianfranco Fini, che insieme proprio all'ex presidente della Camera, alla sorella Elisabetta e a papà Sergio tre settimane fa è stato rinviato a giudizio dal gup romano Elvira Tamburelli per riciclaggio, in merito all'inchiesta su Francesco Corallo e sulla compravendita della casa di Montecarlo. Il giovane Tulliani, all'alba dell'inchiesta, era svanito nel nulla il 20 marzo 2017, con tempismo perfetto per dribblare il mandato di arresto a suo carico, e almeno da aprile era volato a Dubai, dove si era fatto immortalare con la fidanzata sottobraccio mentre faceva shopping in un centro commerciale. Mentre in Italia l'aria per il suo celebre cognato e per il resto della famiglia si faceva pesante, Giancarlo - l'uomo che era andato a vivere nell'appartamento di boulevard Princesse Charlotte, nel Principato, dopo che la casa era stata svenduta da An a una offshore poi risultata riferibile proprio ai Tulliani, il tutto con soldi forniti da Corallo, secondo i pm - svernava tranquillo negli Emirati. Fino a quando, a novembre, nel maldestro tentativo di far arrestare un giornalista che lo seguiva, il ricercato Tulliani s'era fatto arrestare lui, presentandosi alla polizia locale. L'Italia aveva chiesto l'estradizione, ma dopo un mese, anche se senza documenti, Giancarlo era tornato libero. Mancava la ratifica del trattato sottoscritto tra Italia ed Emirati nel 2015 ma mai perfezionato a causa della presenza, nella legislazione emiratina, della pena di morte. Ieri, però, il dettaglio è stato corretto: chi dovesse essere estradato a Dubai e dintorni non potrà rischiare la pena capitale.

E la Camera ha dunque approvato quasi all'unanimità la ratifica e l'esecuzione dei due documenti in sospeso: il Trattato di estradizione tra il governo della repubblica italiana e il governo dello Stato degli Emirati arabi uniti e il Trattato di mutua assistenza giudiziaria in materia penale tra il governo della Repubblica italiana e il governo degli Emirati arabi uniti. Ora non ci sono più ostacoli. E quando si aprirà il processo a Fini e ai suoi familiari, probabilmente ci sarà anche Giancarlo.

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