L'auto d'epoca sorpassa anche la crisi

La macchina nuova non decolla, l'usato arranca. Il collezionismo invece vive una nuova età dell'oro

L'auto d'epoca sorpassa anche la crisi

PadovaLa 31ª edizione di Auto e Moto d'Epoca che si chiude oggi alla Fiera di Padova batterà probabilmente tutti i record: sia per l'affluenza del pubblico (un 30% in più di visitatori rispetto allo scorso anno) sia per il numero di espositori, 1.600, che, per un terzo, vengono dall'estero. Le oltre quattromila vetture storiche esposte ne fanno anche la più grande rassegna continentale del settore, una mostra mercato del vintage dove, come dice il fondatore-patron Mario Carlo Baccaglini, si possono trovare pezzi che vanno da 1.000 a un milione di euro. Oltre a moto e, soprattutto, auto, a Padova si espone e si commercia tutto ciò che è legato alla passione per l'automobile, dai modellini da collezione ai memorabilia di tutte le marche, da rarissimi pezzi di ricambio, introvabili attraverso le reti ufficiali, ad autentici rottami che arrivano in diretta dagli sfasciacarrozze. La crisi che attanaglia i saloni dell'auto in Italia alla rassegna padovana non sanno che cosa sia, e che l'auto storica sia da tempo diventata un business nato intorno alla passione lo hanno capito anche le 13 case automobilistiche che hanno deciso di partecipare ufficialmente per raccontare l'evoluzione che ha portato ai modelli attuali mostrati in anteprima a fianco di classici che hanno fatto la storia del brand. Le vendite di auto nuove stentano a ripartire, quelle dell'usato «contemporaneo» non se la cavano certo bene, ma l'usato storico con 20 e più anni sulle spalle tira alla grande, dalle aste milionarie fino alle trattative da qualche migliaio di euro che si svolgono nei piazzali di Padovafiere. Ma se nelle lussuose sale di Christie's, Sotheby's o Bonham's (la più grande casa d'aste specializzata in auto) i gioielli a quattro ruote cambiano proprietario per passare da una collezione privata all'altra, a Padova passano di mano auto classiche che, al di là dell'investimento, vengono acquistate per essere guidate e per rivivere emozioni non previste sulla quasi totalità delle auto di oggi dotate di sempre più complesse tecnologie che, a poco a poco, stanno arrivando a sostituire il guidatore. L'autenticità, in ogni sua parte, di una classic car è un argomento molto delicato e ci sono regole precise per determinarla contenute nei codici che regolano Concorsi di Eleganza e competizioni come la 1000 Miglia storica. Come per i dipinti, accade infatti anche per l'automobili che di tanto in tanto compaiano sul mercato pezzi considerati perduti che richiedono veri e propri expertise nei quali entrano in gioco i sempre più numerosi «registri», creati dai possessori di un certo modello o di auto di una certa marca non soltanto per organizzare raduni ma anche per vegliare sulla genuinità delle auto che entrano sul mercato. I Van Gogh a quattro ruote portano quasi sempre i marchi di Ferrari, Mercedes-Benz, Bugatti e Porsche e ogni anno, a metà agosto, a Monterey, in California, in una delle tante aste viene regolarmente battuto il record di auto più costosa della storia: quest'anno è toccato a una Ferrari Gto del 1962, aggiudicata a 38 milioni, battere la quotazione di 30milioni spuntata in precedenza da una Mercedes-Benz del 1954.

Quasi tutte le Ferrari, del resto, nascono con un destino già scritto per diventare auto da collezione, come la recentissima 458A che sarà prodotta in soli 499 pezzi, il primo dei quali 15 giorni fa, alla festa a Rodeo Drive per i 60 del Cavallino in Usa, ha raggiunto la quotazione di 900mila dollari a un'asta benefica. Quando un business raggiunge dimensioni importanti comincia sempre a scatenare polemiche, e le auto storiche, che non si sottraggono alla regola, sono adesso al centro di una disputa fra Asi, l'Automotoclub Storico Italiano, che decreta l'interesse storico di una vettura, che deve avere almeno 20 anni di età, che gode dell'esenzione dal bollo e può circolare normalmente, e l'Aci Storico, secondo il quale le auto storiche in Italia sarebbero 800mila e non 4 milioni come certificato dall'Asi.

Per fortuna il fenomeno auto d'epoca ha anche un risvolto culturale: lo testimonia la sempre maggiore affluenza nei musei dedicati all'auto, da quelli Ferrari di Maranello e Modena, al Museo Nicolis di Villafranca di Verona, tutti presenti a Padova.

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