
RomaBerlusconi cerca di stringere i bulloni del patto del Nazareno ma senza fretta. Sa benissimo che concedere a Renzi il premio di maggioranza alla lista anziché alla coalizione è rischiosissimo ma c'è un altro rischio forse ancor più grande: il voto. Il Cavaliere lo ha anche detto chiaro a Giuliano Ferrara: «La domanda è se regge la governabilità, se va avanti la legislatura... o se si torna traumaticamente e irresponsabilmente a votare, con chissà quale legge elettorale». Il punto è lì. Fino a quando regge Renzi, bene. Se invece dovesse incagliarsi e decidere di farsi dare una nuova investitura dal Paese sarebbero guai. Almeno ora, in primavera. I sondaggi dicono nero e le elezioni sarebbero, appunto, una «sciagura». C'è però una variabile fondamentale. Con quale legge elettorale si tornerebbe alle urne? Attualmente, con l'Italicum in cantiere ma non ancora approvato, si potrebbe votare col Consultellum. Che a Berlusconi andrebbe benissimo visto che le proiezioni parlano chiaro: col proporzionale puro neppure Renzi avrebbe la maggioranza e quindi si aprirebbe la strada a un governo di larghe intese. Al Cavaliere piacerebbe ma a Renzi? Più facile che quest'ultimo, scaltro e senza scrupoli, punti quindi sul Mattarellum, maggioritario secco che gli regalerebbe una vittoria schiacciante. Ecco perché Berlusconi frena, tergiversa, prende tempo, non apre ma non chiude ai desiderata di Renzi sull'ennesima modifica all'Italicum.
Posticipare il rischio voto per ricostruire il centrodestra nell'attesa della rivincita: ecco il piano dell'ex premier che, nel mentre, picchia duro Renzi sull'economia. «La sinistra, anche quella moderata - avverte il Cavaliere in un'intervista a Oggi - ha le tasse nel suo Dna. Per questo sono preoccupato: senza un netto cambio di mentalità, che la sinistra sembra non gradire, temo proprio che non ce la faremo». Invece: «La prima cosa da fare è quella dell'equazione liberale per la crescita: meno tasse sulle famiglie, meno tasse sulle imprese, meno tasse sul lavoro. Uguale a: più consumi, più produzione, più posti di lavoro. Naturalmente, perché tutto questo funzioni, occorre che il calo delle tasse sia reale». E qui punge ancora il premier: «Se lo Stato riduce una tassa, come sta facendo oggi Renzi, ma invece di risparmiare toglie fondi alle Regioni che, per far funzionare la sanità, sono costrette ad aumentare le tasse regionali, allora si prendono in giro gli italiani».
Quindi occorre rivincere: «L'unità del centrodestra è fondamentale. Chi l'ha compromessa in questi anni, tradendo il mandato degli elettori, si è assunto una responsabilità gravissima, imperdonabile. E unità non significa una somma di sigle o di nomenklature di partiti: non serve a nulla». Rilancio del partito, quindi, che passa dall'incontro di domani con i coordinatori regionali.
Un partito su cui interviene la figlia del Cavaliere, Marina, per smentire una circostanza riportata dall'ex presidente del Senato Pera: «In un intervento di Marcello Pera su Libero mi viene attribuita - e non è la prima volta - una frase relativa alla possibilità di liberarsi di Forza Italia - dice Marina - È una frase che naturalmente non ho mai pronunciato, è un pensiero che naturalmente non ho mai avuto, e dispiace che si dia credito a simili sciocchezze».