RomaL'accordo post Nazareno regge, ma lascia strascichi nel centrodestra. Se Ncd e Forza Italia stanno andando avanti insieme sui due fronti, legge elettorale e Quirinale, la Lega Nord e Fratelli d'Italia accelerano in direzione opposta. Non senza scricchiolii, come ha osservato Roberto Formigoni che ieri ha dedicato un tweet al Carroccio. «Matteo Salvini annuncia solennemente che la Lega non si allea con Ncd né Fi. Prendiamo atto, a cominciare dal Veneto, Luca Zaia lo sappia». Come dire, le questioni aperte a livello nazionale avranno conseguenze anche locali e un irrigidimento sulle riforme avrà conseguenze sulle regionali.
Per la Lega ieri ha parlato il governatore della Lombardia Roberto Maroni, che ha accusato Berlusconi di avere «ceduto a Renzi la vittoria elettorale per avere in cambio un presidente della Repubblica non ostile o addirittura amico. Se è così - ha aggiunto sul futuro del centrodestra - rende tutto più difficile, a meno che non ci siano cose che ancora non conosciamo». Posizioni simili in Fratelli d'Italia-An. «Fare una lista unica con chi sostiene Renzi e appoggia le sue ridicole riforme non ci interessa», ha attaccato Giorgia Meloni.
Toni duri, che si ridimensionano se si tiene conto che la legge elettorale è storicamente un tema che divide trasversalmente gli schieramenti. Sulle regole del gioco si formano maggioranze anomale. Ma in Forza Italia e anche nell'Ncd c'è la convinzione che l'alleanza tra Angelino Alfano e Silvio Berlusconi, abbia un valore politico più ampio. Sono stati spinti dalla «consapevolezza che se non si mettono insieme sul Quirinale Renzi se li mangia», spiega Gianfranco Rotondi. Ma c'è dell'altro: «Il riavvicinamento andrà oltre l'elezione del Capo dello Stato. Naturalmente se in politica c'è il disgelo poi si apre una fase nuova. Ed io sono tra i fautori di questa fase nuova».
In Forza Italia a parte l'affondo di Raffaele Fitto, prevale il sostegno alla linea pro riforme condivise. «Forza Italia diventa parte del processo riformatore. Senza Berlusconi le nuove regole non si scrivono», ha sottolineato il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri.
Accordi limitati alle riforme. Anche se qualche punto di convergenza c'è anche su altri temi. Ad esempio sul pacchetto competitività che comprende una riforma delle banche popolari, i consensi azzurri crescono.
«Renzi non ha dato un avviso di sfratto alle banche popolari bensì lo ha dato ai loro gruppi di comando autoreferenziali. Speriamo che ora, questi dirigenti facciano un passo indietro», ha commentato Gianpiero Samorì, esponente di Forza Italia e presidente dei Moderati in Rivoluzione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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