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Il leghista del Sud scende dal Carroccio

Il deputato di Messina lascia: «Non gli importa del Meridione»

Il leghista del Sud scende dal Carroccio

Se Matteo è stato il nuovo corso del sole delle Alpi, Carmelo per la Lega era il sole dei Peloritani. Punta di diamante del Carroccio declinato alla siciliana, primo (con Giulia Bongiorno e Alessandro Pagano) parlamentare eletto dalla Lega in Trinacria, Carmelo Lo Monte, 63enne da Graniti, Messina, ha fatto piovere voti meridionali sul partito di Salvini. Prima di annunciare l'uscita dal Carroccio perché a Salvini, giura ora, «del Sud non gli importa nulla». A spingere Lo Monte nel gruppo misto è stata l'ondata di commissariamenti voluta da Salvini in Sicilia. Quando il «capitano» ha toccato anche il patrio suolo di Lo Monte, nominando Stefano Candiani da Busto Arsizio a commissario a Messina, Carmelo ha fatto le valigie. Un addio pesante, considerando la capacità di Lo Monte, una decina di bandiere politiche sulle spalle in carriera, da Dc a Psi, passando per Mpa e Idv, e quattro legislature in Parlamento, di portare consenso alle urne alla Lega a latitudini poco consone per il Carroccio. Restando a Graniti, piccolo comune nel Parco fluviale dell'Alcantara, in provincia di Messina, che ha dato i natali a Lo Monte, basti pensare che nel 2013 la Lega aveva raggranellato 2 voti alla Camera e 3 al Senato. A marzo 2018, con Carmelo a spingere il Carroccio, il partito di Salvini ha battuto tutti, incassando 320 voti alla Camera (il 37,25 per cento) contro i 224 dei Cinque stelle e i 183 di Fi, e 263 al Senato (mettendo in fila anche qui M5s -187 - e azzurri, con 141 preferenze).

Insomma, Lo Monte era tra i protagonisti del nuovo corso leghista, uno di quelli che aveva permesso al Carroccio di sfondare al Sud. A Salvini, ricorda all'Adnkronos, «avevo chiesto di fare il partito nazionale. Io e altri del Sud abbiamo insistito e lui è stato coraggioso, ha aperto la Lega anche nelle nostre regioni e fino al 4 marzo è andato tutto bene, poi ha commissariato tutto, Sicilia, Calabria, Campania». E il colpo di fulmine è finito. Colpa delle «ripetute mortificazioni» imposte agli esponenti locali dai lombardi mandati dal capo. Il problema? Solo nordisti mandati a commissariare le regioni del Sud. E quando anche la sua Messina è finita sotto tutela di Candiani lui ha deciso «di dire basta».

Rifiutando, giura, anche una poltrona di consolazione, «la segreteria della Commissione agricoltura alla Camera».

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