
Puntavano a raggiungere Rafah, la città egiziana al confine con la Striscia di Gaza, per «creare pressione morale e mediatica internazionale» e spingere per l'apertura del valico e l'ingresso di aiuti umanitari nella Striscia. Ma l'Egitto ha bloccato al loro arrivo al Cairo centinaia di attivisti della «March for Gaza», a cui hanno aderito cittadini di 54 Paesi, tra cui decine di italiani: il gruppo più folto dall'Emilia Romagna. Secondo gli organizzatori almeno 170 partecipanti di varie nazionalità, tra cui molti europei, sono stati trattenuti o arrestati al Cairo. Fermati, deportati o rimpatriati. Secondo fonti vicine al movimento, 35 italiani sono stati rilasciati e 7 già rimpatriati attraverso un volo con scalo a Istanbul, con cui sono stati espulsi 73 manifestanti provenienti da diversi Paesi. Tra i rimpatriati c'è la 21enne Vittoria Antonioli Arduini, originaria del Trentino-Alto Adige, e che frequenta a Torino la scuola di storytelling fondata dallo scrittore Alessandro Baricco, e il compagno di corso Andrea Usala, 25 anni. I protagonisti raccontano che anche l'accesso al bagno è stato loro negato, finché non è intervenuto il consolato italiano». Arriveranno in queste ore in Italia anche cinque residenti in Veneto, due uomini, di cui uno di origine palestinese, e tre donne. Prima del rimpatrio, molti attivisti hanno dormito all'esterno dell'aeroporto del Cairo e sono stati loro sottratti passaporti e telefoni, poi restituiti.
«Doveva essere una marcia pacifica, senza armi, senza disordini - ha spiegato al Corriere del Veneto Khaled Al Zeer, portavoce della comunità palestinese della regione, rimasto in Italia - Le autorità egiziane erano state avvisate, i nostri concittadini sono partiti tutti con i visti, la marcia era organizzata da tempo, sarebbe stata pacifica, non avrebbe fatto male a nessuno». Ma «non è stata autorizzata», precisa il ministro degli esteri Antonio Tajani, mentre spiega che «il nostro consolato sta accudendo tutti gli italiani che sono stati bloccati». «Comunque, sia l'ambasciata sia il consolato al Cairo sono in continuo contatto con i nostri concittadini e c'è una delegazione del consolato e una dell'ambasciata presente in aeroporto», aggiunge il ministro.
La Global March ha creato nuove tensioni politiche in Italia. Le opposizioni hanno accusato la Farnesina di aver annunciato attraverso il sito Viaggiare Sicuri che non avrebbe fornito «alcuna forma di assistenza consolare» agli italiani. Un avviso del 5 giugno, relativo alle «Marce verso Gaza e iniziative non autorizzate» segnalava che «l'area del Sinai del Nord è formalmente sconsigliata dalla Farnesina per ragioni di sicurezza. L'avvicinamento all'area del conflitto comporta seri rischi per l'incolumità personale», era l'avvertimento. Dopo i fermi, tuttavia, gli italiani hanno comunque ricevuto assistenza.
Gli attivisti di «March for Gaza» non sono i soli che stanno tentando di raggiungere il confine con Gaza per sensibilizzare sulla questione umanitaria. Anche attivisti algerini e tunisini, membri del «Convoglio Soumoud», sono stati espulsi dall'aeroporto del Cairo. Uno di loro, Issam Al-Jashi, ha raccontato: «Ci hanno arrestato e deportato subito. Siamo stati picchiati e insultati. Pochi sono riusciti a entrare in Egitto».
Mercoledì il ministro della Difesa israeliano Israel Katz aveva definito i manifestanti dei «jihadisti» e invitato l'Egitto a impedire loro di raggiungere il confine con Gaza, sostenendo che «mettono in pericolo il regime egiziano e
costituiscono una minaccia per tutti i regimi arabi moderati della regione». «Se l'Egitto non dovesse riuscirci - era l'avvertimento - le Forze Armate israeliane hanno già ordine di intervenire. Non ci saranno linee rosse».