"L'elettorato azzurro c'è ancora e va recuperato"

Il politologo Giovanni Orsina: "Serve un leader forte, ma finché Berlusconi sarà su piazza gli altri saranno prudenti"

Roma - In Gran Bretagna vince a sorpresa il leader dei conservatori Cameron, in Francia torna in corsa per l'Eliseo l'ex presidente Sarkozy. C'è voglia di destra in Europa?

«Bisogna essere cauti - spiega lo storico e politologo Giovanni Orsina - nel mettere insieme questi fatti, perché sono determinanti degli elementi contingenti. Cameron è il premier uscente di un'Inghilterra che economicamente sta andando molto bene. Sarkozy, invece, sta all'opposizione di un presidente della Repubblica debole come Hollande. Detto questo, in Europa le sfide più sentite oggi, dalla sicurezza internazionale contro il terrorismo al problema degli immigrati, riguardano sicuramente esigenze che meglio si possono declinare in una politica di destra».

Però, la destra si frantuma e si rafforzano gli estremi: in Francia Marine Le Pen, in Inghilterra Farage, in Italia Salvini.

«A livello internazionale, proprio sui questi temi, la destra si è spaccata tra europeisti e antieuropeisti, soprattutto in Francia e in Italia. Un problema che Renzi non ha, perché alla sua sinistra non ha forze consistenti».

Il nostro elettorato di centrodestra sembra disorientato. Come se ci fossero tanti clienti che non trovano il negozio a cui rivolgersi.

«Questo elettorato c'è sempre, è quello che ha sostenuto Silvio Berlusconi e non può certo volatilizzarsi in poco tempo. È vero, Renzi cerca di parlare anche a questi elettori, ma credo che ancora non abbia conquistato molti voti . Sono quelli che si astengono alle elezioni, o votano Grillo, i centristi, Scelta civica che ormai non c'è più. Le opportunità in questo mondo ci sono, quello che manca è un'imprenditore forte».

Per continuare con la metafora, c'è scelta tra piccole botteghe artigiane e manca il supermercato.

«L'unico forte, efficace mediaticamente, è Matteo Salvini. Ma lui pesca nella frangia estrema del centrodestra. In realtà, per un grande negozio serve un grande leader. Forte, proponibile, con visibilità mediatica, perché senza nessuno riesce a “bucare”».

E questo leader del centrodestra, vecchio o nuovo, non lo vede all'orizzonte?

«C'è sempre Berlusconi. Il problema è capire se in futuro vorrà uno schieramento aperto, in cui il leader si potrà scegliere anche in un'altra area, con le primarie , o se vorrà imporre il suo candidato. In quest'ultimo caso, continuerà la balcanizzazione».

Quindi lei non riconosce in nessun altro politico la statura necessaria a guidare l'elettorato moderato di destra?

«Per il momento no. Finché Berlusconi sarà su piazza, gli altri saranno sempre prudenti. I vari pretendenti al ruolo, da Fitto a Passera, si metteranno in moto solo quando le cose saranno diverse».

E quando, secondo lei, si capirà che aria tira?

«Sarà importante vedere il risultato delle elezioni regionali. Se per Fi sarà una catastrofe, salterà tutto. Se, invece, riuscirà a tenere il partito avrà ancora la possibilità di giocarsi la partita».

Alla guida dell'altro fronte c'è un personaggio forte come Renzi, che può pescare anche voti di destra come ha detto anche lei.

«Molto dipenderà dalla riforma del Senato. Se Renzi riuscirà a portarla a casa, avremo un sistema bipolare con un forte contrasto tra destra e sinistra. Se invece non ci riuscirà, e c'è questo rischio per lui data la sua maggioranza, Fi potrà pesare di più. Anche con dei consensi limitati avrà potere di coalizione e, quando Renzi avrà bisogno della fiducia al Senato, potrà trattare».

Altrimenti, servirà una lunga camminata nel deserto?

«Il rischio di rimanere minoranza per molti anni c'è. Molto dipende proprio dalla riforma del Senato».

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